Psiche e attività intestinale
di Roberto Cafiso da LA SICILIA del 18.3.16
IL BUON FUNZIONAMENTO DEL CERVELLO PASSA DALLA FLORA BATTERICA INTESTINALE
Adesso è accertato : l’attività cognitiva è influenzata negativamente dalle diete ricche di grassi e/o di zuccheri, perché entrambi alternano la flora batterica intestinale. Lo dice uno studio dell’Università dello Stato dell’Oregon, ed indica che sia le diete ricche di zuccheri, che quelle a base di grassi, rispetto a una dieta più povera di entrambi, causano mutazioni nella flora batterica intestinale ( con la colonizzazione della Candida ) che sono correlate ad una perdita significativa di “flessibilità cognitiva”, vale a dire della capacità di adattarsi al cambiamento di situazioni, fattore principe dell’intelligenza. Le più dannose abitudini alimentari sembrano essere quelle ad alto contenuto di zuccheri, che danneggiano l’apprendimento in età giovanile compromettendo la memoria, a breve e a lungo termine.
Lo studio è stata condotto in laboratorio sui ratti, che sono stati alimentati in modo diverso e poi sottoposti a una serie di test ( come quello del labirinto acquatico ) per monitorare i cambiamenti delle loro funzioni mentali e fisiche, associati all’impatto su vari tipi di batteri presenti nella loro flora intestinale. Le scoperte sono state pubblica sulla rivista Neuroscience.
Kathy Magnusson, professore presso l’OSU College of Veterinary Medicine and e ricercatore principale del Linus Pauling Institute, ha detto: “è sempre più chiaro che i batteri che vivono nel nostro intestino e che perciò possono comunicare con il cervello attraverso una fitta rete di connessioni nervose . I batteri possono rilasciare delle sostanze che agiscono come neurotrasmettitori, stimolare i nervi sensoriali o il sistema immunitario e influenzare un’ampia gamma di funzioni biologiche”.
Non si conoscono ancora bene i messaggi inviati, ma si sta cercando di rintracciare i percorsi e gli effetti. I ratti sono molto utili per studi comparati con gli esseri umani su temi quali l’invecchiamento, l’obesità, la memoria spaziale e altro ancora. Lo stomaco è d’altronde il nostro primo cervello, con un’innervazione seconda solo a quello più noto, posto nella scatola cranica.
Nella ricerca, dopo solo quattro settimane di dieta ricca di grassi o di zuccheri, la performance dei topi in vari test su funzioni psico -fisiche iniziò gradualmente a decadere, rispetto agli animali a dieta normale. Il cambiamento più significativo si è avuto in quella che i ricercatori chiamano “flessibilità cognitiva”. Gli autori hanno spiegato che il decadimento della flessibilità cognitiva è stato molto accentuato, dimostrando che di fronte ad un problema inatteso – anche piccolo – non si è in grado di trovare soluzioni efficaci a risolverlo. Quindi un evidente deficit di capacità di problem solving, indice dell’intelligenza adattiva.
Quando ci si spende per una prevenzione di buone abitudini alimentari non si punta solo all’aspetto o alla forma fisica, di per sé importante specie per un giovane. E neppure soltanto alla prevenzione di malattie dismetaboliche o cardiovascolari. Oggi è ancora più chiaro che un buon regime nutritivo e alla base di una efficace capacità cognitiva relativa alla prontezza delle decisioni e alla capacità di apprendere e di memorizzare. Nell’assessment dei pazienti trattati per temi psichici va approfondito il cosa mangiano sempre. Zuccheri e grassi in abbondanza compromettono un’adeguata forma cerebrale e portano un giovane a cercare “correttivi” performanti che il più delle volte sono peggiori del problema. A questo punto un’anamnesi dettagliata su cosa si mangia può risultare molto proficua ed il cambiamento di regime alimentare più essere più efficace dell’ impiego di farmaci . Se il nostro primo cervello è ben … coltivato, il secondo darà prestazioni migliori. Mente ed apparato digerente camminano a braccetto.