Psiche e chirone

di ROBERTO CAFISO DA LA SICILIA DEL 4.3.16

DAL  COME  SI  APPRENDE   UNA MORTE IMPORTANTE PASSA IL FUTURO EQUILIBRIO DELLA VITTIME SECONDARIE.  

Ci sono eventi che lasceranno il segno a vita. E non soltanto o necessariamente per la loro oggettiva gravità , ma spesso e soprattutto per il modo con cui si apprende l’evento . Gli incidenti mortali di congiunti  sono eventi drammaticamente connotati da un enorme impatto  stressogeno .  Un incidente  mortale o con conseguenze  croniche  per i superstiti,  è una situazione  che ha sempre un’eco  traumatica destinata a durare a lungo per chi resta , specie  se il modo in cui si apprende l’accaduto è privo di quelle necessarie garanzie per ammortizzare il colpo.

Succede nei pronto soccorso quando il personale medico e paramedico deve comunicare  un  decesso ai parenti in attesa. Il modo di farlo, il  contesto, l’utilizzo di preposizioni appropriate, la mimica, il tono di voce e la capacità di accogliere il dolore che seguirà alla notizia , sono elementi fondanti per predire le conseguenze psiconervose tipiche della sindrome post traumatica da stress che insorge  nei sopravvissuti o nelle vittime secondarie  dopo la “bad news”. Sappiamo che gli effetti possono essere mitigati se si usano le “parole giuste” in uno scenario di empatica accoglienza.  Non è un caso che un alto numero di denunce  per presunta “mala sanità”  avvengono per come i parenti si sono sentiti trattati durante la degenza del proprio caro  e per come è stato loro comunicato  l’exitus . Le persone hanno bisogno di sentirsi  rispettate nei propri sentimenti.

Ancor più sulla strada, tra lampeggianti, auto delle polizia ed ambulanze ferme trasversalmente, quando si intravedono i resti di lamiere contorte ,  le tracce di sangue sull’asfalto ed un corpo coperto da un lenzuolo. All’arrivo dei parenti sul luogo, mentre il medico legale è ancora lì,  il compito ingrato spetta sovente agli agenti della “stradale” . A questi  Uomini e donne,  a loro volta con una sensibilità ed i propri vissuti,  con figli o nipoti magari  dell’età della vittima, scioccati dallo strazio che certi impatti comportano,  l’ingrato compito di comunicare un decesso. Un accadimento che spesso cambia per sempre, dopo un solo attimo, l’esistenza di genitori, partner o parenti.  Occorre uno spazio per il cordoglio, del tempo per assorbirlo, dei gesti affettivi per contenerlo. Un abbraccio in quel momento può cambiare il destino di un dolore grande, può assorbire un po’  di disperazione. Così come aver cura del corpo senza vita, impedendo che se ne scorgano particolari, piedi e scarpe in primo luogo.

E’ un  modo diverso  di affrontare  il sinistro, oltre i rilievi e  gli accertamenti  di legge.  Nulla può essere routine in presenza di vittime.  In  tutto ciò possono impattare  le vittime secondarie, alle quali si chiedeva una presa d’atto  difficilissima,   perché rapida ed arida, per poi parlare di cose irrilevanti e perciò incomprensibili per il familiare, perso in una sordo limbo  interiore di incredulità e  alterazione della coscienza. Cose forse  un tempo trascurate  e a volte rimosse dagli spettatori. E’ in quei momenti che è necessario, per evitare screzi psicopatologici  futuri,  far  fluire le emozioni,  condividendole entro spazi rispettosi del dolore e  del pianto anch’esso accompagnato. Perché il lutto  si affronta da subito per poterlo elaborare meglio. Solo così  potrà incidere meno  sul futuro di chi resta. Saper consolare è una medicina, che non va negata a chi ne ha bisogno, alla stregua della pietas.

Stessa cosa quando l’impatto avviene nei locali dell’emergenza ospedaliera o negli obitori , ove una vittima è stata trasferita troppo in fretta e deve essere riconosciuta. Luoghi   inadeguati al rispetto dovuto ad un essere umano pur senza vita. E’ lì che va trattata a caldo la disperazione e l’incredulità che ad essa si alterna scompostamente. Ma non meno importante supportare i soccorritori, quelli che con  questi stressor devono convivere, non dando nulla per scontato, specie che l’abitudine fortifichi da  sola. Quando è così l’operatore si è solo inaridito, portandosi  queste sterpaglie anche nella sua vita privata.

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