Psiche e genitori degeneri

di Roberto Cafiso da LA SICILIA del 26.9.16

SE I GENITORI SONO COMPLICI DI ABUSI SESSUALI SUI FIGLI

Recenti episodi di cronaca ( violenza reiterata per anni su una ragazza calabrese ) hanno messo  in evidenza la colpevole e sempre più diffusa latitanza  della famiglia nella guida  della vita dei figli. I genitori diventano arbitri di scelte o di omissioni  scellerate e complici   di aguzzini    ai quali tengono bordone col loro silenzio.

A prima vista pare assurdo che un padre ed una madre non abbiano in mente il benessere della propria figlia, in questo caso usata come oggetto sessuale da un manipolo di balordi,  tra i quali il figlio di un boss locale. Eppure storicamente i figli erano offerti in sacrificio ad un dio impietoso, prenotati in fasce per un matrimonio d’interesse prestabilito, usati per commercializzarne il corpo. Una barbarie  variegata, sotto l’egida della patria potestà,  che sempre più pare un istituto educativo debolissimo ed a volte   controproducente e che mette in discussione i principi del diritto di famiglia in questo versante.

Genitori impauriti dal sollevare scandali che hanno come effetto  lo stupro sistematico  di  una  minorenne  è di certo un paradosso, ma fino ad un certo punto se pensiamo a quanti episodi ad esempio  di pedofilia si consumano dentro le mura domestiche,  con la complicità di uno o entrambi i genitori, che non vedono e non sentono. Delitti dalle conseguenze drammatiche nel tempo. Perché qualsiasi trauma fa un danno immediato e produce uno sciame di esiti psicopatologici negli anni. Per non parlare poi dei genitori sfruttatori  che mercificano le figlie, sfruttandone la freschezza e lucrando sul suo corpo.

E’ come se talvolta la disposizione naturale dell’istinto parentale, che protegge anche con il sacrificio della vita la prole, si fosse imbarbarito o stesse scemando, compresso in dinamiche sociali sempre più centrate sul benessere personale e sull’opportunistico  vantaggio soggettivo. Dinamiche  travestite pur malamente da un  interesse familiare, da un alibi di protezione  della sopravvivenza.  Iniqui pretesti  per evitare un pur minimo esame di coscienza ove ogni forma di  morale è latitante.

D’altra parte anche figli avvezzi ad ogni violenza sui genitori, pur di procacciarsi benessere non importa a che prezzo. Un’inesorabile nemesi ove la famiglia si impoverisce di ogni senso aggregante, diventando una mera somma aritmetica di individualità, ognuna protesa al tornaconto personale  senza se e senza ma.  In questo quadro impoverimento sociale  crescono le collettività disumane ove l’infanzia ha perso il senso, così come la genitorialità, l’accudimento  e dove i modelli sono diventati perversi e pervertiti.  In questo quadro non può sfuggire la Scuola, sentinella di eventi omessi o celati e che hanno come oggetto i giovanissimi e le condizioni in cui vivono. La Scuola è spesso presente sulla vita delle giovani generazioni più della famiglia e con strumenti di lettura  del disagio in grado di smascherare  i delitti che si consumano in quel contesto.

Troppe remore o pretesti o forse troppe norme garantiste incentrate su un concetto distorto di privacy oggi consentono la violenza fatta metodo su bambini, preadolescenti e adolescenti ad opera di genitori avvezzi solo al denaro, alle problematiche psicopatologiche, all’alcol o alla droga. Una cortina che pare  imperforabile sol perché spesso chi vede, che sente o solo intuisce tace, per evitare a sua volta conseguenze e scomodi coinvolgimenti. Non è più tempo di fedi individualistiche , centrate sul proprio comodo , insensibili a chi grida in silenzio e piange lacrime asciutte.  Non è più tempo di pretesti  sulle pelle dei bambini, presupposto della società del domani, di questo passo ancora sempre più zoppa.

 

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