Psiche e lasciarsi andare

Roberto Cafiso DA LA SICILIA del 5.2.1

L’INCONTENIBILE  FATICA  DI  VIVERE  DEGLI   IPERCONTROLLATI

 

Chissà quante ne avete conosciute o ne frequentate. Chissà se le incontrate magari guardandovi allo specchio. Sono le persone ipercontrollate, quelle che sembrano sempre   “tutto ok”, ma che si portano appresso un fardello penitenziale di molti chili. Devono avvistare tutto prima che accada, prevederlo e  governarlo. Dalla più banale emozione sino ai grandi temi dell’esistenza : l’amore, la morte. Sono talmente atterriti dal primo che lo evitano con  mille espedienti e si auto ingannano. Sono così terrorizzati dalla seconda che talvolta, di fronte alla ineluttabilità di doverla subire,  la anticipano pur di non farsi sorprendere.

Le persone controllate sono moltissime. Per cultura,  educazione o per convinzioni personali acquisite  nel corso della vita. Se non soffrono di psicopatie ove l’ipercontrollo è un sintomo serio , più spesso sono afflitte da  idee irrazionali  che non confutano mai.  Assunti indimostrabili ai quali credono ciecamente  pur non ricavandone alcuna gioia . Si è detto dell’amore, della loro necessità di gestirlo. I sentimenti  prevedono il poter  mollare la cima, un lasciarsi andare per intraprendere un viaggio interiore, spesso misterioso, affascinante ma imprevedibile. Ciò  li terrorizza  e per questo  tendono ad  accontentarsi  di  rapporti senza sussulti ,  scontati, pur di  poterli controllare.

Hanno paura dell’emotività. Della propria in primo luogo. Ma anche quella degli altri la tollerano, perché il frastuono, di qualsiasi natura sia, li disturba, li mette in crisi. Come  il disordine, la confusione, la regole vaghe. Sanno fare buon viso a cattivo gioco, non sbottano quasi mai e raramente urlano. Se lo fanno rompono gli argini. Per lo più sono sarcastici,  un po’ acidi, quasi sempre puntualizzanti, perché si piccano di essere onesti e diretti. Facilmente soffrono di contratture muscolari,  sbalzi pressori , gastrite, ansia generalizzata, sino a veri e propri attacchi di panico. I consigli più comuni che ricevono sono di  evitare lo stress (una  bella proposta !….  ) e fare sport ( ma da doverizzati hanno spesso poco tempo … ).

La loro tensione nervosa è effetto di una compressione costante che esercitano sulla propria emotività che – hanno deciso – non deve mai debordare, pena –  si sono persuasi – il biasimo altrui e la disistima di se stessi. Le loro maschere sono anche cordiali, amicali, persino simpatiche. Sanno socializzare, ma hanno una cintura di piombo da sub anche quando devono fare la doccia.  Una faticaccia la loro vita. Lo sa chi li conosce a fondo, chi ci vive accanto. Nei rapporti a due a volte  il partner li implora di avere momenti di afflato sentito, di abbandono, di libera informalità.  Non sono ottusi, ne malvagi :  non ce la fanno. O hanno deciso ad un certo punto della loro vita di bloccare qual canale, nel tentativo di auto proteggersi da qualcosa che li ha spaventati o feriti. E non si danno nessun’altra chance.

Chi decide di cambiare modo di vivere è spesso oggetto di tentativi più o meno suggestivi e costosi di apprendere a rilassarsi. Dalle tecniche Yoga, al training autogeno , passando per   la mindfulness, gli stati mentali guidati, la meditazione  e chi più ne ha, più ne metta. In realtà a queste persone bisognerebbe insegnare per prima cosa di osservarsi quando stanno per addormentarsi la sera. Quello stato oniroide che li fa passare dalla veglia sino al sonno attraverso un graduale  abbandono del controllo.  La natura ha  previsto il rilassamento ed anche loro, magari senza farci caso, lo sanno fare nei momenti in cui si sentono al sicuro e possono chiudere gli occhi.  Questi momenti analizzando i pro e i contro  possono dilatarsi  ad altre situazioni, facendo loro gustare – come il sonno che ritempra – il bello del lasciarsi andare scegliendolo, con le persone e nei contesti selezionati. Si tratta di un apprendimento sostenibile, alla portata di tutti. Si impara e si mantiene  l’acquisizione , perché risulta appagante. L’ipercontrollo  come stile   serve solo a complicarsi la vita  che, di suo, complicata lo è già.

 

 

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