Psiche e le feste maledette

ROBERTO CAFISO
(da  LA SICILIA del 9.1.15)

   I  BAMBINI – PACCO NELLE FESTIVITA’

 

Tra i tanti  che patiscono le festività  ci sono i bambini di genitori separati che  a Natale, Pasqua, in estate e nei lunghi “ponti”  devono spostarsi  con la valigia in mano o con la carta d’imbarco sul collo,  accompagnati a bordo di un aereo da una hostess  discreta . Per costoro i “rossi” sul calendario sono giorni che trafiggono il cuore, specie quando, svanite in fretta il tempo delle fiabe, si affaccia l’incubo delle diatribe tra mamma e papà, delle incursioni di nonni e parenti a spalleggiare l’uno o l’altro dei contendenti. Sino, talvolta,  all’intervento dei  carabinieri .

 

L’affidamento congiunto è un istituto bello a dirsi, ma con molte e talora irrisolvibili discrasie nella sua concreta  applicazione. Quando di mezzo vi è il rancore di un coniuge verso l’altro, l’immaturità e  la voglia di colpirlo sottraendogli il figlio nel periodo di affidamento stabilito, allora i bambini diventano clave innocenti con cui scagliarsi  contro l’ ex coniuge, col risultato di   annichilire chi vorrebbe avvertire un po’ di quiete dopo la tempesta rappresentata comunque da una separazione.

 

I pretesti sono molti , deleteri e tutti  forzati. Dalla presunta malattia del figlio,al dichiarato desiderio di questi ( spesso indotto )  a permanere con l’affidatario abituale anche nel periodo alternato, sino alla partenza inopinata col figlio senza alcun  preavviso. Da qui l’attivazione dei meccanismi legali ed il ricorso alle forze dell’ordine per il prelievo coatto del bambino e  la restituzione  all’avente temporalmente diritto. Un iter giudiziario inappuntabile,  dove tuttavia la dimensione psicologica del minore viene  calpestata a piè pari.

 

Altre volte accade l’esatto contrario. Chi  deve “tenere il figlio” ( già questa espressione aberrante ) si è organizzato diversamente nel periodo previsto e chi doveva privarsene ha fatto altrettanto , col risultato di accese dispute telefoniche, con ingiurie, rinfocolamento di conflitti e  minacce. Scene terribili per quel piccolo pacco umano in lacrime,  rintanato nella propria stanza con le orecchie tappate per non  capire quanto  non si tenga a lui. I nuovi partner dei genitori,  spesso  intransigenti e gelosi,   pretendono propri spazi a scapito dei figli del precedente matrimonio,  che  si ritrovano ad essere degli apolidi affettivi.  Chi si avverte senza patria familiare cresce con deficit di identità e di autostima,  fonte successivamente di disturbi psichici significativi. Lo  sanno tutti  oramai, ma i protagonisti di questi sfasci evolutivi continuano a non capirlo, pensando che i guai debbano capitare solo agli altri e mettendosi così  al riparo da ogni responsabilità .

 

E’ un  fatto  che simili comportamenti integrano veri e propri  abusi e violenze all’infanzia , reati che andrebbero puniti, come avviene altrove, persino con la detenzione. Ma  da noi per lo più si ama  astrarre, discettare e  redigere fumose comparse per il tribunale, avallando posizioni di genitori indifendibili. Come  dire che il sistema garantisce  dei mostri che hanno generato biologicamente un figlio , ma che sconoscono le più elementari esigenze dei bambini,  oltre i giocattoli, le vuote  vacanze col genitore di turno distratto   a chattare, i pranzi a casa dei nonni ove i bambini  spesso vengono collocati. Manca il desiderio del figlio, l’interesse all’accudimento,  mentre è spiccata la voglia mai paga di far male all’ex coniuge, non rendendosi conto che ogni vittoria legale dell’uno sull’altro è sempre una sconfitta per un minore.

 

Festività e weeck end alternati:  vorrebbero altro questi bambini . Quanto meno  l’assenza di un padre o di una madre compensato dal clima di serenità che il genitore di turno  ha  saputo allestire  per loro, mettendoli al riparo  da ogni  livido  rancore. Nell’interesse di piccoli esseri, messi a mondo con un gesto fisico, che hanno imparato a soffrire in  silenzio, senza disturbare ( il loro incubo ) ,   trattenendo dentro un’angoscia senza fine.

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