Psiche e neutralità colpevole

PSICHE & SOCIETA’

ROBERTO CAFISO

 

Ci sono momenti nella vita dove non si può restare neutri,  dove occorre prendere una posizione, esprimere forte e chiaro le proprie idee, pronunciare  un si secco o un no deciso. Don Abbondio è il personaggio che Manzoni disegnò per rappresentare non soltanto la codardia, ma anche il più triste concetto di terzialità  di comodo, non frutto di un giudizio sospeso,  ma espressione di una volontà di non   determinarsi mai per paura di subirne le conseguenze.

 

Ponzio Pilato delegò  il popolo per una scelta politicamente scomoda e si lavò le mani scientemente, fermo restando che da governatore le decisioni le sapeva prendere eccome. Da lì la storia ci ha regalato una serie di personaggi, reali o immaginari, che raffiguravano l’ignavia, peccato che Dante considerò gravissimo tanto da collocarlo in un girone dell’Inferno, ove  spiccava tra gli altri Papa Celestino V, che per incapacità rinunciò al soglio . Non meno grave l’ignavia di Esaù che per un piatto di lenticchie abdicò alla propria primogenitura.

 

Ma la neutralità di comodo, quella che nasconde il disprezzo per la morale,  è sino ai nostri giorni  un grave ostacolo  alla solidarietà ed alla giustizia sociale. I più cinici, quelli che mentono sapendo di mentire la chiamano prudenza,  che è invece la ponderatezza prima di assumere una decisione coraggiosa, persino impopolare, ma ritenuta  giusta. I prudenti di cui invece parliamo tergiversano, cercano cavilli per non pronunciarsi, rimandano per arrivare ad  un nulla di fatto rispetto ad una scelta   necessaria. E tutto questo perché a loro conviene così.

 

Gli ignavi  perdono occasioni , ma da vigliacchi  più che guadagnare posizioni preferiscono non perderne, accontentandosi di restare lì dove sono, nel  tentativo  di  non muovere  neppure l’aria attorno , così  che il mondo non si accorga di loro restando  il più a lungo possibile mimetizzati nella loro indecorosa nicchia . I neutrali per definizione non vogliono scontentare nessuno :  per loro  chiunque ha un po’ ragione e in qualsiasi conflitto attribuiscono alle due parti il cinquanta per cento di colpe, senza mai modificare questa percentuale  in alcun caso. Alzano le mani ad ogni sollecitazione ad esprimersi,  affermando che trattandosi di una questione assai delicata ci vuole ponderatezza  e se intravedono guai  furtivamente si defilano. Come la “ scimmietta coraggiosa”  loro non parlano, non vedono, non sentono, vile esempio di stasi esistenziale, dove l’essenziale è sopravvivere galleggiando,  senza troppi  rischi.

 

La loro imparzialità è invero un tentativo stirato all’inverosimile di  non esporsi,  sperando che qualcun alto o il tempo deciderà al loro posto, giacché temono  i crucci  ed evitano ciò che considerano una grana.  Non tollerano i conflitti a tal punto da danneggiare persino  il loro prossimo con la loro inerzia  senza colpo ferire. Finché la barca va meglio lasciarla andare è il loro motto e all’evoluzione del mondo non apporteranno alcun contributo, anzi ne ostacoleranno il divenire,  così come in fondo faranno con la propria stessa esistenza nella quale gli slanci, le prese di posizione, le risoluzioni,  sono bandite. Sempre in nome della prudenza ….

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