Psiche e salute mentale

PSICHE & SOCIETA’

ROBERTO CAFISO da LA SICILIA del 15.1.16

CRESCE IL DISAGIO ,DIMINUISCE L’ASSISTENZA PSICHIATRICA

A fronte di un disagio psicologico collettivo crescente e palpabile  non sembrano attuarsi contromisure adeguate da parte del servizio sanitario nazionale sul fronte della Salute Mentale,  deputata  alla prevenzione, cura e riabilitazione degli stati di sofferenza mentale ad ogni livello. L’indebolimento in molti casi delle prerogative dei servizi pubblici ( dagli organici, alle risorse stanziate )  dà persino l’idea di uno scivolamento costante verso la smobilitazione,  con un depauperamento delle garanzie per il  cittadino fragile.

Un recente episodio di morte  durante un tso avvenuto in Piemonte  per violenza ed incuria  sul malato  agitato , dà l’idea di una pericolosa deriva del settore, una regressione  verso nostalgiche e mai sopite reminiscenze manicomiali. E ciò malgrado la chiusura pur parziale  degli ospedali psichiatrici giudiziari,  residuo duro a morire dell’era  precedente la legge 180. Un gettito di milioni in compenso alle comunità terapeutiche assistite, per lo più private, ove il concetto di custodia sovente prevale sull’evolutività della patologia. Ma anche qui sovente  gli operatori sono stati lasciati soli a compiere  un lavoro che andrebbe svolto attraverso  un’intesa virtuosa pubblico – privato . Un’ intesa che manca per l’esiguo numero degli addetti ai lavori  che giocano una partita immane,  senza un reale collegamento in molte aree del Paese  con le residenze gestite dagli Enti locali. Il budget di salute poi è stato  un prodigio di cui tutti parlano ma che nessuno ha sin qui visto.

La salute parcellizzata in ambiti contraddistinti ( sanità e assessorati alla solidarietà sociale dei comuni  )   non realizza l’osmosi necessaria a curare la gente, ingenerando  stati di  cronicità   che non di rado fanno comodo anche alle  famiglie,  che gestiscono la pensione del congiunto ricoverato sine die. Un modello “molto meridionale”   che legittima la convinzione dell’incurabilità della malattia mentale. Una sorta di autoinganno di tornaconto,  dove la tesi è confermata dall’inerzia. Come dire : curiamo la polmonite solo con l’aspirina  e assistiamo così a molti decessi.  Concludiamo allora  che dalla polmonite non si guarisce facilmente.

A ciò aggiungasi i tso fatti a vagabondi, alcolisti ed agli agitati per assunzione di droghe. Ricoveri  reiterati, inutili e dispendiosi,  spesso fuori provincia, in servizi che di fatto sono di emergenza,  ma i cui organici  sono stati ridimensionati per quella corsa al risparmio che purtroppo coincide con i disservizi, gli infortuni sul lavoro , gli eventi sentinella trascurati  e gli errori clinici.  Non ultimo  il burnout di operatori ( specie infermieri ) spremuti oltremisura tra reperibilità e copertura di turni.   Infine l’assistenza sul territorio, la  più importante funzione dei Dipartimenti di Salute Mentale. Quella che dovrebbe evitare le recidive tipiche di chi non è ben curato . Essa dovrebbe presupporre l’apertura dei Centri di Salute Mentale non nelle fittizie 12 ore stabilite , ma h. 24, inclusi i festivi, con un impiego di operatori in grado di monitorare il nocciolo duro dell’utenza e raggiungerla anche a casa,  proprio per intervenire sugli   scompensi  e dunque scongiurare  i ricoveri ripetuti in Spdc.

Ma la sanità italiana continua ad occuparsi solo delle emergenze e delle urgenze. E in modo molto miope non attenziona il percorso evolutivo  del ragazzino che presenta precoci segnali di fragilità psichica,  vive in ambiente depauperato e comincia in adolescenza ad usare droghe. E da lì sviluppa psicopatologie secondarie che nel tempo diventeranno il suo abituale  assetto psichico. Solo allora e tramite lunghe  liste di attesa  questo adulto sarà preso in carico, ma con un’offerta terapeutica oltre che intempestiva, spesso anche inadeguata. Ed avremo per anni  costi fissi che erodono la massa finanziaria della sanità  per tanti individui compromessi e già  disattesi dall’assenza di  screening seri nelle scuole, interventi precoci in famiglia, prese in carico psicoterapiche o farmacologiche. Le prime più complesse e sempre più rare nel servizio pubblico , le seconde più diffuse ma non per questo risolutive. Se la gestione del disagio psichico precoce  è interesse di un Paese civile, è evidente che il nostro deve ancora scegliere cosa farà da grande.

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