Psiche e stress economico

PSICHE & SOCIETA’     Roberto Cafiso

 

Il non essere più in grado di soddisfare le aspettative economiche della propria vita e le esigenze della  famiglia sono i presupposti  dello stress economico in tempo di crisi. Si tratta della difficoltà a far fronte a pagamenti, scadenze, ratei di mutui e quant’altro prima scandiva la “capacità economica” di un individuo,  assicurandogli un regime finanziario preventivabile ed onorabile puntualmente.

 

Di questa modalità di esaurimento psico – nervoso  oramai sempre più diffuso,   fanno parte la ridotta capacità monetaria, l’ansia finanziaria che rende inadeguati nel gestire le proprie risorse,  peggiorando la condizione generale ed esacerbando i  conflitti relazionali e tutte le  conseguenze  dirette della ridotta capacità di spesa che intacca la fiducia reciproca, il rispetto, la stima e persino le relazioni coniugali ed i rapporti coi figli.

 

Il traballante assetto psicologico che rivisita l’autostima dell’individuo stressato lo costringe  a decisioni sbagliate che peggiorano le condizioni di vita, ovvero ad uno stallo operativo  in cui i problemi non si  affrontano  e si procrastinano,  col risultato di peggiorarli.  Il ridimensionamento lavorativo, la cassa integrazione o  il licenziamento, sono le condizioni di base dalle quali può innestarsi uno stress di questo tipo con forti implicazioni auto – svalutative capaci di innescare iter depressivi cronici. Ciò quando il valore personale coincide con la capacità di reddito.

 

La perdita di prospettiva ( e di speranza ) è il motivo più saliente che rafforza lo stato di disagio ove prevale la paura di non farcela e che non vi sia più nulla da aspettarsi se non il peggio del peggio. Da qui possono prender corpo propositi non auto conservativi verso se stessi e i propri cari dei quali ci si sente responsabili. Lo stress lavorativo può spingere inoltre a comportamenti di abuso ( alcol e droghe ) per auto medicamento. Il problema vissuto con forti sensi di colpa si aggrava per il fatto di tenerlo nascosto, fluttuante solo interiormente, con riluttanza e vergogna a cercare sostegni economici o anche emotivi. Un tracollo del  proprio stile di vita dal quale non si intravede uscita.

 

L’impulsività tipica dei fallimenti non  permette di impostare manovre correttive quali la diminuzione delle spese, il coinvolgimento responsabile dei familiari per  ridurre i  consumi, la ricerca di attività lavorative sino allora impensabili  in grado di assicurare piccole entrate, l’evitamento di liti familiari instaurando da subito un clima solidale di mutuo sostegno. Ed infine il tenersi lontano da fumo, alcol e gioco d’azzardo,  che può solo peggiorare ciò che promette ingannevolmente.

 

Le crisi ci spingono a cambiamenti degli stili di vita in un evolversi di mutamenti  adattivi. Anche dallo stress economico si può uscir fuori senza ammalarsi se solo si è disposti ad essere nel divenire senza  nostalgie parassite  ed inutili rimpianti.

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