La solitudine dei numeri …ultimi (R. Cafiso)

Da LA SICILIA del 18.7.14 PSICHE & SOCIETA’  ROBERTO CAFISO

LA SOLITUDINE DEI NUMERI ….ULTIMI

 

C’è la solitudine dei numeri primi  e  quella  dei numeri … ultimi,  leggasi  opinionisti,  come  chi scrive ogni settimana  da anni su queste colonne, a  forgiare  temi a carattere socio – psicologico, sanitario ed antropologico,  confezionati dentro questa rubrica, rivolgendosi ai lettori e cercando di stimolare  il loro interesse ad analizzare ed approfondire questioni che riguardano il funzionamento unitario dell’essere umano.

 

Un eremo silenzioso , dalla scelta del tema da trattare, nato da un’osservazione  casuale, da uno spunto di attualità o da una riflessione approfondita  ,  oppure  da un’esperienza professionale.  Sino a come trattarlo, quale taglio dare al tema e cosa mettere in rilevo. Tutto ovviamente in solitudine, abbozzando, correggendo, rileggendo ,  modificando. Mai appagati dalla versione definitiva,  che se ci fosse più tempo  ( che per fortuna non c’è )   sarebbe da cambiare anche di una parola piuttosto che di una virgola. La versione finale è in realtà quella che va al giornale  alla data inesorabile dell’impaginazione.

 

Una solitudine che ha perciò nella dimensione spazio – temporale  il suo contesto plausibile, dove un’idea nasce e si concretizza.  Come nella vita di ognuno di noi, dove ogni potenzialità  è circoscritta  nel contesto esistenziale nel quale ci muoviamo, molto più dimensionato  di ciò che ci fa piacere  pensare. A volte ci sentiamo liberi non essendolo affatto :  ma ciò che vale  è per lo più  ciò che percepiamo o che ci fa piacere pensare. Ci muoviamo  magari dentro  una bacinella  e ci pare di nuotare in mare aperto.

 

Qualcuno  a volte  è convinto che la scelte dei temi trattati  abbiano una matrice autobiografica . Come se non si potesse parlare d’altro se non che di quello che ci riguarda. In realtà  molti nostri vissuti  sono per lo più un riflesso di ciò che ci capita di guardare negli altri, delle loro esperienze,  e sono frutto di osservazione ed  analisi più o meno interessate o interessanti. Il mondo, in altre parole, è una finestra spalancata dove sarebbe riduttivo fermarsi solo ai propri fatti personali.

 

Ogni tanto qualche amico o conoscente ci pone dei dubbi: “Da qualche settimana    le tue rubriche sono difficili, devo tornarci sopra  per capirle”. Da qui la riflessione dell’  assemblatore di temi : se un lettore fedele ti esplicita una difficoltà devi tenerne conto e provare a scrivere  più semplicemente, perché anche il tema più complesso può essere commestibile e quello più facile  incomprensibile. La solitudine dei forgiatori di idee da propagare  ti porta a metterti in discussione,  perché quando ti senti ok, quello è il momento buono per rivederti e cambiare. E poi  occorre  fare i conti con l’impatto che certi argomenti scelti hanno sul lettore: se  possono irritarlo o toccarlo  troppo da vicino. Se  lo interrogano confondendolo o lo costringono ad una rivisitazione personale  magari  travagliata. L’attenzione  verso il lettore  sta  proprio  nel  non  lasciargli   troppi interrogativi insoluti.

 

Ogni settimana si vara un tema sempre nuovo. Devi scegliere un perché, un come snocciolarlo e come esporlo. E non devi parlarti addosso, ma scrivere per gli altri, senza sedere  in  cattedra. Semplicemente come se di quel tema  ne parlassi al bar,   presente qualsiasi tipo di interlocutore. Niente dogmi  ma molta logica.  Ogni settimana è comunque un esame il cui feedback  ti arriva puntuale attraverso un campione di chi ti  ha letto,  ti scrive  o  ti contatta  direttamente . Il consenso del lettore che ti segue è il solo momento in cui si spezza questa solitudine.  Il suo apprezzamento ti   motiva  perché  ti fa sentire utile e perché ragionare sulle cose, condividendo ne  le riflessioni , ha il  buon sapore di poter essere utile al tuo prossimo, che nella vita ha pochi eguali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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