Psiche, amore e amore…
ROBERTO CAFISO da LA SICILIA DEL 4.9.15
L’AMORE DA BAMBINI O DA EQUILIBRIO E PROTEZIONE O CREA FALLE AFFETTIVE A VITA
Lo chiamiamo tutti amore, ma è un brodo di esperienze di sapore diverso. Non solo a base genetica, ma per lo più apprese . Perché amiamo come siamo stati amati. E chi si diversifica dall’imprinting iniziale lo fa dopo un lungo ed a volte doloroso lavoro di revisione personale. Un ‘attitudine non comune ma salvifica, che apre prospettive a nuove relazioni, ben diverse da quelle acquisite con i genitori.
Sappiamo che la conoscenza dipende, oltre che da una propensione innata, anche dall’aver appreso relazioni a due o a più persone. Dipende dai modelli di attaccamento genitoriali e da come questi hanno forgiato il nostro orientamento. Stili di attaccamento fondati sul controllo o sull’eccessiva protezione comprometteranno il desiderio esplorativo del bambino e, più tardi, la diversificazione delle relazioni per un’inibizione della curiosità. Il controllo potrà essere affettuoso o normativo. Ed in questo secondo caso avremo individui rigidi interiormente e poco inclini all’apertura emozionale e all’insight.
Dal momento in cui tutti noi cerchiamo sicurezza e protezione affettiva è chiaro che chi ha potuto sperimentarle entrambe sarà aperto alla vita, sarà socievole ed avrà voglia di conoscere e cambiare. Non avrà timore di perdere affetto, sia perché si sarà evoluto verso una modalità esistenziale sicura ed auto legittimante, sia perché, di conseguenza, l’eventuale fallimento di un rapporto non sarà la fine del mondo, ma l’occasione per rimettersi ad esplorare, e sperimentare altre relazioni.
Per sentirsi sicuri occorre una figura di attaccamento attenta, presente, serena e votata ad un accudimento gioioso. Le madri doverizzate nel dare non trasmettono alcuna sicurezza, al contrario emanano tensione, discontinuità ed a volte rabbia. Non sono portate a prendersi cura, tuttavia usano anch’esse la parola amore. Non sanno amare, e non per loro colpa, ma unicamente per incapacità. Non se ne accorgono e forgiano figli ansiosi e terrorizzati dalla separazione. La loro tipologia di legame è incerta, come quella a loro volta ricevuta, ed alternano possessività a distacco, in una dicotomia disfunzionale tipica per esempio delle personalità borderline, che vivono “senza pace”, prive di una base stabile di serena certezza.
La capacità relazionale degli individui non è una scelta, ma il frutto dei modellamenti ricevuti specie nell’infanzia. C’è chi ama possedendo e c’è chi lo fa in modo distaccato. C’è chi crede di amare proteggendo, certo che l’ansia nell’accudire sia il segnale di un forte legame. E c’è chi, in nome dell’autonomia, molla un figlio precocemente ad esperienze solitarie, dove ci si disorienta ed impaurisce. Ognuno è sicuro di amare ed il frutto di questi rapporti i bambini che diventano adulti, a loro volta li reitereranno per come sanno fare, instaurando “legami slegati” , oppure di dipendenza travestiti da grande ed unico amore.
Forse l’amore è indefinibile. Ma guardando ai suoi effetti dalle relazioni familiari in poi, certo esso non è né evitamento, ansia, rabbia, iperprotezione o distacco precoce. L’amore che dà equilibrio e benessere rassomiglia invece ad un allenamento teso a conoscere il mondo e a farne esperienza, acquisendo un buon concetto di sè. Un training ove uno o più allenatori sereni seguono i passi dell’atleta, gli insegnano e lo spronano senza però stressarlo, perché non devono farne un campione, ma solo un essere umano ragionevolmente felice e libero di avere idee e progetti, anche diversi dai loro, che saprà sottoporre a verifica. E ciò perché il cambiamento non lo spaventa . A suo volta questo “prodotto” spargerà benessere ed altro amore. Un effetto domino che crea rapporti sani , prossimi alla felicità.