Psiche e amore che delude

ROBERTO CAFISO da LA SICILIA del 12.12.16

L’INNAMORAMENTO E’ PASSIONE MA E’ DALLA  FEDELTA’ CHE NASCE L’AMORE

I sentimenti che celebrano l’amore possono essere fuochi d’artificio , luci psichedeliche per  trovare  nella fantasia una spinta eccitante, protesi come sono alcuni  verso l’unicità e lo stupore. Non per questo essi avranno  vita lunga. Le persone cercano gli effetti speciali nell’innamoramento, un corroborante mix di imprevedibilità e passione che si alimenta anche nell’integrare due condizioni  di base  patogene, quali la compulsione e la dipendenza.  Questa architettura  non ha un gran futuro, sia perché l’abitudine garantisce il ripristino di una condizione omeostatica individuale , sia perché la tolleranza alza l’asticella sino a quando l’eccitante diventa scontato e la magia vola via.

Amare da innamorati cronici è l’araba fenicia dei cercatori d’oro . Cambiare rapporto quando c’è una flessione della spinta pulsionale  è la caratteristica di chi tiene  alla conquista di uno standard esaltante  più che alla gestione di un rapporto e crede che i brividi dentro debbano  essere il termometro di questo connubio, finito il  quale non ha senso permanere. La ricerca del piacere d’altronde è diventata una modalità esistenziale diffusa: chi vuol esser lieto sia, del doman non c’è certezza…  Ma l’amore tuttavia va fortificato in altro modo, prima di tutto con la costanza.

I bambini si addormentano tra le braccia della mamma e al risveglio hanno bisogno   di  quel volto. La costanza è l’ essere lì, presenti ed amorevoli, a garantire al bambino stabilità e certezza. Il sentirsi amati è un elisir di benessere e di “buon futuro”  e si poggia non sulle accelerazioni  emotive, ma  sulla durevolezza e regolarità dell’apporto dell’adulto alla vita del piccolo. Alla stessa stregua ciò che non dà travaglio  è  stabilizzante e garantisce sicurezza. Si tratta di un atteggiamento che attinge al sacrificio, altro requisito dell’amore,  ed  opzione razionale, perché senza la scelta dell’amare non può esserci amore. Una scelta  altruistica, che  serve cioè all’altro, ma corrobora , vedendolo  felice,  chi la regala. L’amore è perciò un gesto  disinteressato ma assieme  voluto.

Chi pensa ad uno stato di costante sconquasso interiore parla solo di passioni il cui termine ha non a caso per sinonimi anche  dolore, tormento, sofferenza. L’amore tende invece ad un robusto status affettivo, privo magari di picchi d’intensità, ma garante dell’inalterabilità dell’esserci  in  ogni stagione. Garantendo  contatto e partecipazione nel tempo le persone si avvertono difese e più felici. Chi ama è un maratoneta, chi cerca e suscita emozioni forti un velocista. Ognuna delle due specialità ha un significato, ma solo una garantisce un vero supporto nell’arco della vita. La passione è cieca, si dice. L’amore ci vede bene e tra pro e contro dell’essere legato a qualcuno sceglie entrambe le cose, perché nulla è gratis, specie il dedicarsi scegliendo di farlo.

Se i bambini molto piccoli potessero far capire i loro bisogni reali dopo un po’ non sceglierebbero giocattoli e video e neppure sporadiche gite nei parchi da sogno . Opterebbero per una presenza affettuosa dei genitori, per un loro spendersi nel tempo e con un tempo regalato . A volte la giriamo per  come meglio ci aggrada ( non è la quantità del tempo, ma la qualità ….) , ma il verificatore delle nostre teorie più o meno opportunistiche sull’accudimento proficuo  è già scritto nel futuro.  Analoga cosa nei rapporti a due. O le emozioni lasciano spazi ai sentimenti o si resta erranti alla ricerca di una  dimensione precaria  che alla fine delude. Da qui  le deludenti e frustrate  concezioni  esistenziali, non certo per la  responsabilità di “come va il mondo”, ma sul  come sappiamo interpretarlo noi.

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