Psiche e apprendere dagli altri
PSICHE & SOCIETA’ Di ROBERTO CAFISO DA LA SICILIA DELL’ 8.1.16
QUELLI CHE NON ASCOLTANO PER PAURA DI DOVER CAMBIARE
Alcuni non ascoltano quasi mai. Si limitano a sentire. Ma l’elaborazione mentale dell’input che parte dall’altro non riescono né ad elabolarla, né , a seguire, ad incamerarla. A volte non sono allenati all’ascolto, si distraggono, sono ansiosi o soltanto disinteressati. E qui ci si può esercitare. Altre volte temono di dover essere smentiti da tesi contrapposte alle loro ed alzano un muro ricettivo. Per cui argomentare, proporre tesi diverse far riflettere per l’interlocutore è un’impresa molto ardua.
In fondo l’apprendimento è un processo personale, fatto di selezioni conoscitive, osservazioni e riflessioni sull’osservato. Ma è anche un processo interpersonale, che si arricchisce di tesi inedite , che devono farsi spazio tra quelle consolidate e diventare nuove verità. E’ l’ossatura del cambiamento. L’apprendimento attraverso gli altri, dai genitori in avanti , arricchisce, fa crescere, ma non solo : pone chi apprende nella certezza che il nuovo è patrimonio e non minaccia, perché non si finisce mai di imparare.
Su questo principio si è basata l’evoluzione della nostra specie, quando non si è smesso mai di considerare il mondo come un atelier dove non c’è limite al capire. In fondo la differenza tra individui è tutta qui. Si può essere desiderosi di nuove avventure, oppure fermi nelle proprie immutabili certezze. I bambini per loro intrinseca natura esplorano, cercano di conoscere il mondo esponendosi ed a volte rischiando. Privarli di questa spinta spontanea vuol dire limitare la loro fantasia, la padronanza di esperienze, la ricerca di soluzioni, in una parola l’intelligenza.
La disponibilità a mettersi in gioco svolge nella vita di ognuno un ruolo chiave. Superata la paura di sbagliare o di essere smentiti in consolidate convinzioni, rende chi è disponibile più permeabile all’ambiente e dunque maggiormente adattabile, che è un prerequisito persino per godere persino di buona salute. Il terrore di alcuni è di vedere crollare le proprie certezze e gli assunti indiscutibili. L’integralismo è la paura di guardare il mondo con occhi diversi ed evolversi.
Già, perché la rassegnazione e la sfiducia che le cose possano cambiare è un ergastolo mentale a cui ci si condanna restando coerenti alle proprie idee o abitudini. Oscar Wilde diceva che la coerenza, questa tipo di coerenza, è la virtù degli sciocchi. Di coloro i quali,trincerati nel loro castello ideico, percepiscono tutto il resto come una minaccia, tenendo alzato costantemente il ponte levatoio e non consentendo così a nessuno di confrontarsi con loro. Odiando ogni raffronto vivono immersi nell’autoreferenzialità più intransigente, quella che non ammette prove contro. Per questo non recepiscono altri punti di vista , con un atteggiamento di auto protezione ingenuo e a tratti perverso. E per non sbagliare, quando la discussione si fa “minacciosa”, chiudono ogni canale di potenziale ascolto, perché questo potrebbe creare turbativa agli assetti mentali statici.
Se poi entrambi gli interlocutori sono fatti di questa pasta si assisterà ad un dialogo tra sordi. Ognuno sottolinea la propria impostazione o versione dei fatti, ma è come se parlasse da solo. L’altro è assorto nei propri pensieri o concentrato in giudizi critici sull’interlocutore. Col cambio di testimone verbale avviene l’analoga cosa. Quando ci si parla sopra, oppure quando si riprende da dove si era stati interrotti, non considerando minimamente gli argomenti portati dall’altro, quella può considerarsi una discussione inutile, che non porterà a nulla di costruttivo . Tanto vale, in altre parole, congedarsi e usare più proficuamente il fiato sprecato. La vita d’altronde prima o poi mette tutti di fronte a tante verità. Ci piaccia o no.