Psiche e borderline
PSICHE & SOCIETA’ di Roberto Cafiso da LA SICILIA del 13.6.15
BORDERLINE : UN INTRECCIO INESTRICABILE TRA ACCUDIMENTO E CERVELLO:
Sappiamo che nell’infanzia i rapporti genitori e figli carenti a molti livelli sono responsabili, pur non in un rapporto lineare causa – effetto, dei fenomeni di disregolazione emotiva, comportamentale e di relazione interpersonale.
Alberi che crescono con delle pieghe innaturali e che, fuori dalla metafora, rappresentano stigmate di funzionamento individuale che assumerà prima o poi i connotati della patologia. La neurobiologia e gli studi per immagini del cervello offrono alla ricerca fondamentali contributi chiarendo cosa succede.
Le disfunzioni da disregolazione sono caratteristiche del disturbo borderline di personalità, una noxa diffusissima e caratterizzata da un perpetuo tormento interiore e da agiti parecchio alterati con declinazioni verso comportamenti non auto conservativi. Il problema è che i borderline non si ritengono nella stragrande maggioranza malati, pur ammettendo di avere un funzionamento psichico che considerano “molto originale”.
Tuttavia è stato osservato come alcune zone cerebrali , ad esempio ippocampo ed amigdala, in costoro risultano avere un volume rimpicciolito, col risultato che queste personalità resistono molto meno ai fattori stressanti, perdono facilmente l’omeostasi e vanno in ipereccitazione, riuscendo con grande difficoltà e tempi non brevi a ritornare alla situazione di base.
Vengono rilevate anche alterazioni della corteccia orbito frontale , a dimostrazione di uno scarso controllo dell’attività emozionale (l’ andare in tilt facilmente ). Molte di queste persone sotto pressione sono portate a reazioni abnormi e passaggi all’atto, mostrando notevoli difficoltà a ragionare per osservare quanto accade loro e cercare un’alternativa più utile e meno distruttiva.
Con i borderline la psicoeducazione e la psicoterapia in sostanza dovrebbero puntare ad allenare ed accrescere la capacità di attenzione ed analisi della realtà interna ed esterna, prospettando soluzioni a problemi diversi dalla risposta impulsiva , non perché capricciosi o prepotenti per vezzo, ma perché strutturalmente incapaci di ricercare alternative alla cosiddetta “sindrome del moscone”, quella ripetuta e quasi ottusa modalità di funzionamento che non trae frutti dall’esperienza e si conclude sempre con esiti dolorosi ( il moscone sbatte sul vetro della finestra tante di quelle volte da cadere esausto sul davanzale ).
I borderline ripetono assiduamente repertori comportamentali già fallimentari e utilizzano dette modalità quasi non memorizzando mai per analogia o generalizzazione. I flop affettivi con partner sempre analoghi, quelli lavorativi ( perdita dell’occupazione ripetuta e sempre per altrui colpa ….) e relazionali ( amici deludenti ….) cristallizzano questi individui senza quel soffio di fiato iniziale, quello che solo i genitori o gli educatori capaci possono garantire forgiando al meglio un bambino.
Il congenito e l’ambientale, accertata la neuro plasticità cerebrale, si rincorrono e si influenzano in una circolarità continua dove l’inizio e la fine sono molto confusi. Di certo sappiamo che gli stili di accudimento anaffettivi ed ansiosi predicono danni al funzionamento dei figli. Il malessere si può ulteriormente complicare con un’automedicazione spontanea ( uso di droghe o alcol ), un rimedio che aggrava il disagio di base. Per questo è indispensabile ipotizzare percorsi esistenziali dall’infanzia in poi dove si possa mettere in rilievo il livello di sofferenza individuale a vivere, apportando con interventi precocissimi variazioni ai comportamenti che altro non sono che modificazioni cerebrali indotte , altrimenti tracce indelebili per il resto della vita. La Scuola, già tanto caricata di compiti di ogni tipo, è la sede naturale per tentare di correggere e potare alberi che stanno crescendo male.