Psiche e confusione sociale
da LA SICILIA DEL 25.5.15
ROBERTO CAFISO
LA CONFUSIONI DI RUOLI E GENERI NELL’ERA DELL’AMORE SCONOSCIUTO….
Sono stati invocati molti fattori a prevalenza sociale : la pariteticità uomo – donna, il crollo delle nette differenze di genere, la riscoperta del maternage maschile sempre più spiccato, l’indifferenziazione, eccetera . Nel frattempo assistiamo ad episodi di violenza sempre più frequenti sulle donne da parte di uomini che perdono la testa e a relazioni all’interno del proprio stesso sesso, considerato spesso più rassicurante , meno ansiogeno, come se l’altro pianeta di genere fosse diventato ancora più sconosciuto e minaccioso, ed oltre un secolo di appariglia mento avesse contemporaneamente creato incomprensioni ed ostilità.
E così uomini e donne lavorano assieme, si sorridono, fanno l’amore, formano nuclei familiari guardandosi lo stesso con un po’ di circospezione. Una sorta di intimità con riserve. Come se prima o poi dovesse saltar fuori una sorpresa sgradita. Quel secolo di evoluzione femminile e conquista di diritti non hanno d’altra parte cambiato molti assetti ideativi ancestrali maschili. A costoro è impedito l’accesso ad un mondo che pensano di padroneggiare, ma sul quale non hanno più alcun potere decisivo , né quello che deriva dall’autorevolezza del sentimenti. Donne d’altronde un po’ sperdute, tra un ruolo classico, propinato ancora da molte famiglie di provenienza e la consapevolezza del proprio valore e della propria autonomia.
Disregolazione dell’affettività e disturbi emotivi e base strutturale alterata completano questi quadri individuali confusivi. Il netto proliferare dei disturbi dell’umore e di personalità a seguito di strutture cerebrali carenti, ovvero di accudimenti infantili mal riusciti, configurano molte identità come discontinue, incomplete ed emotivamente fragili. Altalenanti nei desideri e poco inclini a responsabilità e sacrificio, grazie anche a modelli sociali che hanno pervaso la pretesa di edonismo e di ricerca del proprio benessere come primo ed irrinunciabile scopo esistenziale. Non importa a scapito di chi. Così tutto diventa secondario alla ricerca illusoria del proprio piacere e gli altri diventano un mezzo e non più un fine per il conseguimento di questo obiettivo.
Per questo il vero problema al di là delle tipologie sempre più variegate di unioni e nuclei familiari , è quello della capacità di amare e costruire un itinerario condiviso col partner a vantaggio dei figli, naturali o adottivi che siano. Le società sono disfunzionali perché non sanno erogare protezione, dedizione, sacrificio ai loro simili, a partire dalla prole, a volte considerata come un ostacolo al proprio benessere e degna persino di essere riposta in un cassonetto della spazzatura. Altre volte come mera merce di negoziazione col coniuge separato, per puntare ad un assegno di mantenimento o ad una spartizione di beni più vantaggiosa,n on importa a quale prezzo per i minori e per un concetto di dignità personale confuso tra le cose da smaltire ai robivecchi.
Questo amore invocato dai poeti nei secoli , sulla bocca di tutti e digitato nelle tastierino delle chat ad ogni piè sospinto, incapace di una vera consistenza affidabile, e non in grado di durare oltre la notte canterina di una cicala, è di fatto una chimera vaneggiata. Si cresce, si vive e si invecchia senza sentirsi amati. I più fortunati comprandosi un surrogato d’amore per non morie da soli. Non è tempo questo tempo per saper ragionare, ma solo per cercare sensazioni, usando le persone, per poi cambiarle con altre persone, alla ricerca di emozioni nuove. In queste prassi l’amore non c’ è e resta improbabilmente legato ad un fatto di vita che possa convertire il proprio orientamento, qualsiasi esso sia, equilibrando l’eterna diatriba tra avere e dare che alberga nei cervelli e dunque nei cuori della gente da che mondo è mondo.