Psiche e corte dei miracoli
di ROBERTO CAFISO da LA SICILIA del 29.4.16
I FEDELISSIMI DEL “CERCHIO MAGICO” LEGATI DAL PATTO DI TORNACONTO
Abbiamo gli smart phone multi funzioni in tasca, la fibra ottica , i jet oltre il muro del suono e la tecnologia spaziale. Tra poco le automobili cammineranno da sole. Ma in fondo il nostro humus psicologico non diverge molto da quello dei nostri progenitori di epoche apparentemente passate. E come nei regni esistevano con i re i loro cortigiani, ad oggi non c’è potente o presunto tale, che non abbia accanto un cerchio magico o una corte dei miracoli.
Se quest’ultima storicamente si riferiva ad un quadrivio di un villaggio ove si radunavano i mendicanti, gli storpi e gli emarginati, oggi il termine ha assunto una connotazione diversa. Un gruppo di fedelissimi attorno al capo, pronti ad incensarlo per riceverne vantaggi. Anche il cerchio magico ha origini medievali e si riferisce ad dei sortilegi cerimoniale fatti di rituali e attraverso i quali si richiamavano energie universali dentro uno spazio sacro. In entrambi i casi gli adepti erano devoti e fedelissimi al capo.
Con il progresso la spiritualità ha lasciato spazio ad un pragmatismo cinico e redditizio. Il cerchio magico nell’accezione moderna esprime una conventicola di individui fedeli al re del turno, che attraverso un patto di suddita alleanza compiono azioni concentriche a protezione del potere da cui dipendono e che ovviamente vogliono mantenere. Non esitano perciò a compiere azioni travalicando morale e leggi scritte. Niente riti esoterici o di divinazione ormai : oggi è tutto più centrato al tornaconto personale.
Sarà un virus non ancora ben identificato che ha colpito l’insula dei più, porzione cerebrale sede secondo alcuni della morale, o forse sarà il lento cambiamento di noi umani, ma certo continuiamo a fare le cose dei secoli che furono senza le esigenze di allora. Chi nelle epoche remote era fuori dal castello o dalle grazie dell’imperatore o del principe rischiava la vita, in preda ai predoni, alla fame, in un’esistenza incerta e precaria. Perciò affiliarsi far parte di una corte poteva significare benessere per sé e per i propri congiunti.
Nelle nostre società ove non si muore più di fame , né di stenti , e dove nessuno è più vittima di animali feroci mentre giace all’addiaccio o di saccheggi da parte di briganti, il cercarsi la corte del potente di turno rappresenta un’esigenza di benessere sovraordinato al mangiare e bere e dove ci si deve genuflettere all’autorevole protettore pena il timore di restare esposti alle precarietà oggi ritorsiva , di carriera, restando tagliati fuori da ogni forma di benessere sociale. Se i bisogni individuali si sono evoluti , spostando l’asticella oltre la sopravvivenza , parimenti a molti secoli fa c’è un dazio da pagare sotto forma di perdita di dignità e libero arbitrio.
Da qui le derive legate alla corruzione, all’abuso di potere, all’arricchimento di pochi contro l’impoverimento di molti per esaurimento dei “posti al sole” disponibili. Una società spaccata in due ove il ceto medio comune è diventato quello delle masse e la classe nobiliari quella dei cortigiani protetti da un padrone coi quali sono disponibili a compromettersi. Solo un’educazione dall’asilo nido in poi può riportare le aberrazioni per trascinamento storico dentro un alveo più ragionevole, che prevede il diritto all’opinione e la voglia di dissenso per la quale non si rischia più né la scomunica, né la decapitazione.