Psiche e crisi coniugale
ROBERTO CAFISO
Dopo la tempesta la calma apparente. Scoperta la relazione extraconiugale di lui, lei fa scoppiare il caos in casa e pensa a far deflagrare anche il menage . Lui fa le valige e va dai suoi oppure nella casa a mare, in attesa che la notte porti consiglio. Ma saranno notti insonni per entrambi, tormentate da dubbi e congetture. Lui ha l’occasione per ricominciare. Ma vuol farlo ? Quella dama avvincente è davvero la donna della sua vita ? Lei , pugnalata mortalmente, schiuma rabbia. Ma separarsi è l’opzione più giusta ? E i figli come la prenderanno?
In certi momenti l’incertezza del futuro conduce a più miti pretese nel presente. Ci sono pressioni di parenti ed amici, che gettano acqua sul fuoco e consigliano all’uno di pazientare e incassare a capo chino gli strali della moglie ; a questa di non tirare conclusioni senza appello per la defaillance del partner, riflettendo anche sulle cose buone in anni di rapporto. Ed ancora pressioni sui figli. La parola d’ordine è quella di pensarci bene, senza decisioni a ferita sanguinante.
Già, l’impeto. Spesso è un cattivo consigliere. Ma certe volte ci mostra la fotografia esatta di una situazione per pochissimo tempo, prima che si deformi per gli accomodamenti mentali, la paura di restar soli e la tendenza a scegliere la convenienza. Tutti fattori distortivi rispetto al fatto, tuttavia ognuno di noi nella vita, posto di fronte ad un conflitto, cercherà un adattamento e nel farlo accetterà dei compromessi che teoricamente rifiuterebbe a priori. Ma la flessibilità degli esseri umana è fatta anche di smentite ed incoerenze pur di sopravvivere. La razionalità è talvolta un acido disincrostante che stura i lavandini.
E così, dopo settimane di silenzi, incontri mediati dagli amici, prove generali di separazione, coi figli presi da lui nei weeck end, iniziano i chiarimenti. Dapprima sottoforma di processo, successivamente con toni più pacati, fino ad una messa in discussione di posizioni all’inizio date per inconfutabili. Segnali di disponibilità, insomma. E’ il sentimento di fondo che riemerge o è il terrore che tutto sia finito davvero ?
Difficile a dirsi, fatto sta che dopo interminabili ore passate a discutere, mentre lui è tornato a casa pur continuando a dormire sul divano, il cielo si rasserena e il brontolio dei tuoni si allontana come quando un temporale si sposta altrove. Si ricomincia con un decalogo di comportamento per lui e delle cose da non dire o non fare per lei. Punti fermi sui quali rifondare il rapporto. Perché dalla crisi una relazione o fa il tagliando e riparte oppure muore.
Ciò che la coppia riciclata però non sa o finge di non sapere è che nulla sarà più come prima. Nulla d’altra parte dovrebbe più esserlo , perché i fatti segnano le persone che a seguito di essi cambiano e si mettono alle spalle abitudini, teorie mentali e certezze che sono diventate intanto anacronistiche, lasciando il posto a nuove consapevolezze ed a quote di accettazione della distanza del partner reale rispetto al partner ideale. Una rivisitazione dalla quale può sgorgare un nuovo modo di amare, un modo più maturo se tiene presente le nuove esigenze.
Quando non si cambia davvero, malgrado il ricorso a psicoterapie individuali o di coppia, il livore mai sopito ed il rinfacciare di nuovo ciò che si era promesso di tacere, ma soprattutto il riemergere di vecchie modalità di ciascuno, rendono la relazione di nuovo pesante ed insopportabile. Ci si è cristallizzati nella pretesa del passato, di ciò che doveva essere e non è stato, di ciò che è accaduto e che non sarebbe mai dovuto accadere e si rimugina con un calo dell’umore spesso di rilevanza clinica. E’ l’ultimo avviso per la coppia. O c’è un colpo di reni o c’è l’ avvocato. La crisi talvolta generano macerie, forse perché sin dall’inizio le fondamenta erano d’argilla malgrado ogni apparenza.