Psiche e depressi inapparenti
di Roberto Cafiso da LA SICILIA del 27.5.16
I DEPRESSI INAPPARENTI, QUELLI CHE SI UCCIDONO A GOCCIA LENTA
Ci sono persone, prevalentemente uomini, che hanno deciso più o meno consapevolmente di morire a goccia lenta, terrorizzati dal suicidarsi con un gesto rapido e determinato. Vivono sfiduciati e demotivati anche se sorridono e festeggiano il Natale e i compleanni. Una vita apparentemente normale: un lavoro, una famiglia, un reddito persino discreto. Ma dentro solo nebbia permanente . Non esattamente buio ,ma un appannamento perpetuo.
La depressione talvolta è criptata, subdola, clinicamente sotto soglia, ovvero ha un carattere vocativo mascherato e pertanto inapparente. Attorno al soggetto può non accorgersene nessuno, visto anche l’andazzo odierno, cioè il disinteresse per il nostro prossimo. E proprio per questo si aggrava la convinzione che una fine casuale possa rappresentare una risposta risolutiva al disagio interiore.
Costoro si trascurano per lo più sotto il profilo fisico. Si disinteressano alla forma facendo se il caso delle diete. Tralasciano il controllo del sovrappeso ed ignorano i parametri metabolici. Esagerano col fumo e con l’alcol e se capita fanno incursioni nel sesso non protetto abusando di farmaci di ogni tipo. Sono consapevoli dei rischi cui vanno incontro, sia perché sufficientemente colti o preparati, sia perché ripetutamente ammoniti dal curante, dal partner o da amici.
Eppure non smettono di “farsi del male”, di seguire le loro pulsioni o talvolta dipendenze vere e proprie e non riescono a fare a meno dei loro veleni. La loro unica forma di gratificazione. Perché ? Spesso la loro vita si è appiattita sotto diversi profili. Il lavoro e la famiglia sono solo oneri, senza emozioni. Si sono via via doverizzati , sentendosi costretti a rispondere solo all’ambiente circostante, facendo tante cose anche diligentemente ma per loro di nessun significato .
Hanno perso ogni entusiasmo e la loro immagine riflessa nello specchio li infastidisce. Non si vogliono più bene ed hanno deciso, pur senza dichiararselo, di non volersi più prendere cura di se stessi. Si tratta di una sagoma cognitiva sfumata , impercettibile ( qualcuno direbbe inconscia ) , ove tra l’altro un ingenuo auto inganno li porta a minimizzare i rischi tipici del loro malsano stile di vita. Ma è un fatto che posti di fronte alle conseguenze del loro abusare sulla propria salute rispondono : quando capiterà pazienza…, che non è banale fatalismo, ma una sorta di rassegnata attesa. Alla vita non sanno più cosa chiedere e da essa non si aspettano più granché.
Uno stato di abbandono che non ti aspetti, una resa quasi incondizionata ad un’esistenza diventata insulsa, priva di entusiasmi, di passioni e persino sentimenti per cui combattere o in cui credere. E ciò anche in presenza di familiari, di un partner e dei figli. La sofferenza non è solo disperazione visibile ad occhio nudo. In questo caso è una violenza a se stessi goccia dopo goccia, giorno dopo giorno, nell’attesa di un tramonto che per molti è la sola alba possibile. Il lasciarsi andare del naufrago è smettere di opporsi al mare agitato ed abbandonarsi ai suoi flutti, perché senza forze e senza voglia di potercela fare. Come se avessero sottoscritto con fato un contratto molto oneroso ma con una tragica liberatoria agognata.