Psiche e dignità

Roberto Cafiso

 

La dignità è un interruttore con due sole posizioni: on ed off. Niente manopole smorza luce graduali. La dignità non si sfuma o si centellina: o c’è o non c’è. Viene definita come comportamento responsabile, pesato ed equilibrato. La dignità fa il paio anche con la rispettabilità e lo stesso decoro, che presuppone compostezza e discrezione. E’ una scelta di vita per molti. In un’epoca ove il dio è il profitto e lo scalare posizioni sociali , la dignità è spesso un freno. Per questo è scomoda, perché ci riporta a noi stessi, a chi siamo. Possiamo mercanteggiarla  con altro ed allora procederemo secondo un copione per greggi, ove l’amor proprio è solo un orpello . O possiamo vivere in suo nome e perciò non riuscire a prostituirci a vari livelli.

 

I nemici principali della dignità sono l’opportunismo e la solitudine. Il primo è il vizio dei calcolatori estremi che hanno puntato tutto sui loro traguardi, e che, senza alcuno scrupolo,  non esitano a perseguire sporcandosi  le mani e calpestando ogni forma di dignità o ciò che potrebbe somigliarle. Gli opportunisti seriali sono spesso dei narcisisti e qui il discorso si complica.

 

Il narcisista ha come valore primario se stesso e tutto ciò che può gratificarlo. Le platee, i corteggiatori  e gli apparenti successi si fanno preferire a qualsiasi  forma di moralità. La dignità è interpretata come stima di sé ed è  manipolata per raggiungere l’ebbrezza dell’ammirazione  altrui, oltrepassando la decenza e il buon gusto.

 

La solitudine è l’altro virus e contagia molte persone rimaste sole o che si  percepiscono tali  e che le porta a svendersi pur di rigettare questa condizione attraverso compromessi con se stessi ed aggiustamenti  forzati  della realtà. Affettivamente certuni ritengono che attraversare periodi senza legami sia un dramma e la presunta incapacità a riuscirci li porta ad intavolare relazioni sbagliate e mortificanti, ove la dignità viene imbavagliata pur di soddisfare il bisogno.

 

I legami ad ogni costo e l’esigenza di essere in coppia porta costoro  a tradire il rispetto per se stessi,producendosi in situazioni che mai avrebbero neppure immaginato e inorridendo guardandosi allo specchio la sera, in un barlume di consapevolezza. Il vecchio detto “meglio soli che mal accompagnati” trasuda dignità e forza d’animo, quest’ultima sempre più disattesa e barattabile  con uno spicchio di piacere qui ed ora. Perché sempre più spesso “per il domani si vedrà”.

 

La dignità come tutte le cose preziose  ha un costo personale. La rinuncia alla gioia fatua, la costanza a non tradire se stessi e la consapevolezza  a  non accettare implicazioni verso il basso, sono le declinazioni ideo – comportamentali con le quali si mantiene salda la dignità che alla fine di ogni periodo duro è l’unico  salvacondotto per guardarsi dritto negli occhi senza doverli abbassare mortificati.

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