Psiche e donne che si ribellano

ROBERTO CAFISO

 

Donne che scoppiano. Ad un certo punto, inevitabilmente. Non ce la fanno più di subire partner irrispettosi che le portano a cena ma poi le trattano da servette, urlandole critiche sulla pulizia della casa, l’educazione dei figli, la cena che è una porcheria, mentre loro,  i superuomini , non mettono mai un dito nell’acqua fredda.

 

E così dopo anni ed anni di paziente tolleranza arriva il culmine, viene superato e scoppia la crisi. Inizialmente  con le forme di una malattia psicosomatica, di difficile interpretazione. Qui il messaggio di allarme o di aiuto è quello di captare la benevola attenzione del  compagno e fare il tour degli specialisti per cercare di trovare ciò che non c’è. Una sorta di indennizzo indiretto fatto di attenzioni e di qualche premura inedita, cose  che alcune  donne  hanno desiderato  invano per anni.

 

Poi ad accertamenti, esami clinici e strumentali eseguiti senza esito salta fuori uno stato depressivo. D’improvviso cala una cataratta esistenziale su un animo ferito e rabberciato. E la donna pare mettere tutto in discussione,partendo quasi sempre da sé, dal proprio valore personale, dalla propria autostima sotto i tacchi e persino dal proprio aspetto precipitato di colpo ai minimi storici. Lui è stranito , perché per anni tutto gli è sembrato scorrere nella più assoluta normalità.

 

E’ solo un’altra fase però,  perché  il terzo step è una presa d’atto più veritiera della realtà con un evidente rifiuto ad essere trattata come un dispenser di servizi e di sesso notturno e poco più. A seguire la stanchezza e l’ostilità per il proprio uomo percepito di colpo come la causa di tutti i mali e perciò allontanato talvolta rabbiosamente sino a lasciarlo senza parole per tanta inusitata determinazione.

 

Da qui riparte la cura di sé e la presa d’atto di essere attraente. Possono talora ricomparire sussulti interiori che sembravano sopiti per sempre. Civetterie e ricordi di vecchi amori, magari incontrati casualmente molti anni dopo, quasi che il destino ci avesse messo lo zampino proprio mentre serviva. La donna si rigenera con meccanismi conservativi di autoprotezione ed inizia ad affrontare la vita non più dal fondo delle scale, ma salendo sino al pianerottolo da cui il partner lanciava invettive permettendosi scatti d’ira e sfoghi incontrollati.

 

E’ il momento di riformattare la coppia se non è già troppo tardi. Lei alza la posta, pretende cambiamenti tangibili: più gentilezza, più tempo assieme, più dialogo senza sovrastare le sue idee o profferire offese gratuite . Non è detto che funzionerà subito. Neppure il più repentino ed improbabile dei cambiamenti potrebbe comunque assorbire anni di rabbia accumulata che spurga amara e pare non avere fine. Lui , spaventato, comincia ad ipotizzare per la prima volta di poter  essere mandato fuori casa. Alla buonora,  perché pur essendo un’ipotesi plausibile non era mai stata presa in considerazione. Troppo passiva e dipendente gli sembrava la sua sposa.

 

Da ora  il riposizionamento di ognuno all’interno della coppia. Le crisi o fanno superare certi momenti oppure decretano la fine del rapporto. La differenza sta proprio nel trovare nuovi motivi di fiducia nell’altro ed una prospettiva comune che diventa la mission di ognuno dei due partner all’interno della coppia. O essa è condivisa profondamente o prima o poi il bluff  salterà fuori ed allora  le cose recuperabili saranno ben poche. Molte donne non chiedono la luna, ma essenzialmente un po’ di armonia, molta  lealtà e una buona dose di gentilezza . A quel punto sanno diventare un diesel e macinare anni ed anni di convivenza.  Quando un terapeuta della coppia a cui spesso ci si rivolge, e non sempre con una paritetica motivazione,  alza le braccia è la volta dell’avvocato. E il “the end” scorre dopo gli ultimi titoli di coda. La coppia è finita: “chiuso per cambio di attività”.

 

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