Psiche e fratelli coltelli
Da LA SICILIA 14 oct. 2014 FRATELLI COLTELLI…………
PSICHE & SOCIETA’ di ROBERTO CAFISO
Si usa l’espressione “fratelli coltelli” per indicare come l’archetipo del legame di sangue sia solo un simulacro di pastafrolla che si sbriciola di fronte agli interessi dei singoli, spesso ed almeno in apparenza, economici. Ed a prescindere dalla rivalità tra fratelli, che affonda la sua matrice nella gelosia ancestrale del primo fratricidio di Caino su Abele, molti conflitti tra familiari traggono origine dall’incedere dei parenti acquisiti ( nuore, generi, suoceri …. ) che peseranno non poco nel rivoltarsi contro i propri consanguinei.
I conflitti a questo livello insorgono nella convinzione , più o meno in buona fede, di aver subito un torto o una slealtà. Ma ancor prima c’è l’intima convinzione di essere stati trattati da ultimi in famiglia, dove un fratello o una sorella apparivano i preferiti, a prescindere che lo fossero veramente. Un senso di antico livore colmo di risentimento si slatentizza con la perdita del padre o della madre, collante sino a quel momento di un assemblaggio di persone con lo stesso cognome e poco più. Alla loro dipartita, fomentati da terzi, ecco dirompere il conflitto che potrà esacerbarsi sino ai livelli più risoluti ed inaspettati.
Fratelli contro nelle aule di tribunale, uno con una sete di indennizzo inappagabile, l’altro incredulo ed impreparato al singolar tenzone. Il volto vero degli esseri umani travalica l’idea della famiglia unità, solidale e si staglia in una dimensione di miseri pretesti e freddi interessi calcolati nella spartizione di immobili , persino di scarso valore, estimi di terreni aridi, perizie su garage, anelli, quadri e paccottiglia varia che mai si sarebbe ipotizzato potessero diventare la clave di aggressione del congiunto e fargli pagare il suo posto al sole nella considerazione dei genitori.
Gli interessi economici non sempre sono il fine, a volte solo il mezzo per giustificar rivalità mai risolte. Ma qualsiasi rivalsa legale sarà inutile all’appagamento, perché alla scintilla di Caino segue il suo senso di colpa, che affonda nella coscienza e che non avrà mai soluzione. E gli interessati fomentatori ( i partner o i loro parenti ) dopo la rivalsa verranno gradualmente percepiti come i committenti di un delitto perpetrato nei confronti di qualcuno col quale si era condivisa una fetta importante di vita. La prima e spesso la più significativa. Non tutto termina con una sentenza o una transazione. A tutto ciò segue più spesso di quanto non si creda i ribollii della coscienza. Il cinismo ha un prezzo e i bisogni non si appagano con la conquista di un bottino di guerra tolto a qualcuno col quale si era giocato, pianto e festeggiato i compleanni nei momenti più intimi della propria vita.
Il sangue in comune segue strani percorsi, non sempre lineari e sereni e le smentite dell’ideale appartenenza tra individui superano non di rado le conferme. I rapporti affettivi vanno curati e chiariti, nel rispetto delle differenze, mai all’ombra di pregiudizi o aspettative ipertrofiche. Tra fratelli è necessaria sempre una base sicura, al riparo persino dalle influenze dei legami sopravvenuti, perché dove non c’è una storia comune più facilmente potrà esserci bieco calcolo o desiderio di sopraffazione dell’altro, stressando il partner e toccando le sue leve emozionali irrisolte.
Per lo più si pensa che certi conflitti tra fratelli, ai quali si assiste da spettatori scandalizzati , non potrebbero mai accaderci. Come se gli altri fossero diversi da noi. Un distinguo illusorio e pieno di insidie, perché lascia impreparati di fronte a vertenze non annunciate . Quando l’eredità è fatta di mattoni e conti in banca, senza alcun vincolo etico o di amore, quelle famiglie hanno in qualche modo tradito il mandato di costruire relazioni solide al loro interno. Al di là delle tavolate nelle feste comandate.