Psiche e gli antipatici
PSICHE & SOCIETA’ di ROBERTO CAFISO da LA SICILIA del 19.12.16
IDENTITIK DEGLI ANTIPATICI A PRIMA VISTA
Le stimmate possono essere di vario tipo e non sono prerogativa solo dei santi. Alcune categorie di essere umani, per esempio, possiedono tratti caratteriali che li identificano “a pelle” come persone antipatiche. Alcune volte si tratta di individui che vanno fieri del loro esserlo. Altre volte, loro malgrado, costoro devono sopportare questo sentire nei loro confronti senza rendersi conto del perché. Ne soffrono ma non sanno come risultare gradevoli.
L’antipatico è per definizione seccante, polemico, fastidioso. E’ puntiglioso, attento al pelo e ha sempre una morale da somministrare al prossimo. Costoro non risparmiano critiche ed insegnamenti e lo fanno con un modo aspro, tagliente e giudicante. Il loro volto truce o sarcastico – a seconda – li rende visibilmente irritanti, senza che ciò li sfiori. Spesso viaggiano sulle ali di una sottile tracotanza della quale possono servirsi per darsi sicurezza e prestigio.
Gli antipatici, potendo scegliere, uno non li frequenta. Ma in molti uffici pubblici ed in interlocuzioni obbligate gli antipatici fanno capolino da una stanza, uno sportello, una scrivania. E finanche sui social network , nei loro commenti o per telefono essi non sanno tradire la loro vocazione. Gli antipatici, talvolta a torto, vengono scambiati per maleducati. In realtà essi non mancano di rispetto al proprio interlocutore in maniera esplicita. Pur restando nei canoni dell’educazione dovuta risultano pungenti ed hanno un tono di voce irritante e secco.
Urtano perché non si capisce come mai da condomini, viaggiatori, automobilisti o frequentatori luoghi pubblici, trovino sempre il modo per essere polemici con chi viene loro a contatto. E’ una caratteristica che va intesa come uno stile strutturale di comunicazione dal quale non ricevono sufficienti feedback per rivedersi. Perché chi li conosce dopo un po’ li scansa facendoli restare più o meno soli nel loro terreno di coltura.
Gli antipatici spesso hanno successo e nella loro severità di approccio e nel timore che a volte suscitano, hanno costruito il loro personaggio. La scialuppa di salvataggio tra tanta impopolarità ( o popolarità genuflessa , che è un consenso di scopo ) è la loro vita privata. Se sanno o meno prendersi meno sul serio e esternare simpatia e gioia a qualche interlocutore privilegiato. Se restano odiosi a tutto tondo sono predestinati alla solitudine. L’essere schivati dopo aver perso potere è uno dei tonfi più duri da sopportare per costoro.
A volte l’antipatico è tale solo a prima vista. Perché pur con dei lineamenti corrucciati del viso e modi grossolani sentendoli parlare risulteranno invece dotati di simpatia. E’ vero anche il contrario , per cui non conviene mai fermarsi alle apparenze. Gli antipatici strutturali usano spesso il turpiloquio senza ipotizzarne la sgradevolezza. Anzi proprio per questo possono accentuarlo perché vedere gli altri in imbarazzo o in soggezione li rende più tracotanti.
Nella storia personale degli antipatici spesso vi sono habitat familiari di analoga fattura. Figure di riferimento spigolose, sprezzanti, senza variazioni sul tema, prive di gesti dolci, caldi, accudenti. Essere senza fronzoli e disillusi sino al cinismo a volte è stato un modo per crescere sopravvivendo alla valanga di delusioni e frustrazioni subite. Dentro ogni antipatico c’è spesso un bimbo trattato con scherno e con tanta indifferenza. Perché gli antipatici di fondo sono dei risentiti cronici che aspettandosi di essere attaccati attaccano per primi, ma con un desiderio di pacificarsi col prossimo che è diventato un tormento, perché non sanno da dove cominciare per fidarsi degli altri e per risultare affidabili loro stessi.