Psiche e i peccati di pensiero
di Roberto Cafiso / da LA SICILIIA del 5.12.14
I PECCATI DI PENSIERO………..
Si chiamano “ peccati di pensiero “ e tormentano molte coscienze per un antico dettame morale e religioso per il quale il solo essere sfiorati da certe idee è condannabile. I pensieri intrusivi inaccettabili sono appannaggio di tutti gli individui, nessuno escluso e possono avere carattere di incursione ideica sporadica e disturbante, ruminazione monotematica, sino a veri e propri repertori ossessivi che occupano il cervello stabilmente.
A prescindere dalle caratteristiche psicopatologiche che possono strutturare sfiancanti repertori di immagini mentali assurde e ripetitive, i pensieri involontari e non graditi hanno un tratto di impertinenza ossessiva e insidiano le coscienze di individui che si attribuiscono la colpa di ospitarli in testa. Concetto del tutto infondato, considerata l’involontario afflusso di queste idee, che più cerchi di schiacciarle, più ti si parano davanti procurando sofferenza e sgomento.
I pensieri possono essere tra i più svariati: infanticidi, pedofilia, trasgressioni sessuali, incesti, scene raccapriccianti a carico di persone a cui siamo legati, che amiamo e alle quali coscientemente ci fa ribrezzo la sola dea di procurar loro del male . Una vera e propria contraddizione in termini che a volte ci rende dei mostri ai nostri stessi occhi . Pensieri fuggevoli oppure ostinati di fronte ai quali è bene non fuggire mai. Vi è talvolta la necessità di ricorrere a degli specialisti, ma per lo più la gestione di questi contenuti che si intrufolano di tanto in tanto può essere autoctona.
I pensieri assurdi non sostanziano alcun atto concreto. Perché anche tra il pensare e il fare c’è di mezzo il mare, che si chiama arbitrio e volontà cosciente. Quindi niente paura. Non bisogna giudicarsi per ciò che ci passa per la testa, tanto più se è lontano mille miglia dai nostri reali propositi . Abbiamo dentro secoli di predominio di un cervello arcaico, spietato ed istintuale, che faceva agire l’uomo in modo immediato e dicotomico, senza alcun codice morale e di convivenza. Un tempo dove esisteva soltanto la legge del tutto o nulla e dove i desideri erano spinte incoercibili dettate dalla necessità della sopravvivenza e del piacere.
Il bene ed il male erano poggiati sul palmo della stessa mano, non separabili ed ogni gesto di pietas poteva in un altro momento tramutarsi in una sollecitazione endogena,ormonale, che ci faceva agire cecamente. Quell’omuncolo è ancora dentro di noi, si affaccia qualche volta e ci soffia nelle orecchie beffardamente concetti irripetibili. Ci fa star male perché nel tempo regole, etica e religione si sono sovra determinate rispetto agli istinti e dunque processano in buona / cattiva, accettabile / irricevibile ogni immagine che si affaccia nella mente pur priva di qualsiasi desiderio consapevole che ne motivi il senso.
E dunque bisogna concludere che per il nostro mondo interiore i peccati di pensiero quando si concretizzano in attimi fuggenti ed involontari non esistono. Non c’è materia grave. La nostra responsabilità può avere un peso, e da essa il senso di colpa che proviamo, quando il pensiero è coltivato e coccolato. E’ così che gli diamo credito e dignità. Ed è da qui che partono gli scossoni della coscienza per il nostro sentirci sporchi e sbagliati.
I peccati di pensiero possono talvolta non rimordere affatto e ciò accade quando abbiamo un pensiero malevolo verso tutto e tutti. La diffidenza è un modus vivendi di molta gente ed è avallata dall’idea che essere prevenuti e circospetti verso il prossimo aiuta. La frase divenuta celebre di Andreotti ( a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca ….) ne è un baluardo legittimante. Chi è convinto che il mondo sia pieno di trappole spesso è lui stesso a piazzarle e, prima o poi, a restare incagliato in qualcuna di esse.