Psiche e incoerenza genitoriale

di Roberto Cafiso   DA LA SICILIA DEL 2 .1.16

 

UN MODELLO EDUCATIVO INCOERENTE E INSTABILE DANNEGGIA I FIGLI PU’ FRAGILI

 

Madri e padri dovrebbero essere all’unisono nel modello di educazione dei figli. Non appiattiti, ma coerentemente concordi, pur con la singole personali sfumature. Non si tratta cioè di formulare una  proposta educativa rigida con  una cantilena a due voci, ma di impostare regole condivise, prive di contraddizioni  e perciò  credibili.

 

Se ciò vale in linea di principio, diventa indispensabile quando va fronteggiata un’emergenza educativa, vale a dire il dover trasfondere nel figlio problematico a diversi livelli concetti stabilizzanti, che possano correggere comportamenti disfunzionali . E’ allora che un padre ed una madre  devono far leva sulle loro risorse personali e  pedagogiche,  uniformandole per renderle efficacemente  fruibili .

 

Un lavoro ragionato  da impostare a tavolino.  Perché le differenze individuali  nella  visione  delle cose  migliorano   le prospettive della vita   quando un figlio ha un buon  equilibrio psicologico . L’arricchimento nasce dal poter scegliere tra proposte diverse, facendo propria ora l’una, ora l’altra tesi. Ben differente il caso di un figlio incapace di  affrontare i problemi , prendere delle decisioni e condurre uno stile di vita sano. Qui le divergenze  di idee diventano confusive e dunque  nocive,  perché  serve un modello esplicito e commestibile, sostenuto da entrambi i genitori.

 

Molto spesso la radicalizzazione di una convinzione personale porta un padre ed una madre a diventare i peggiori nemici del disagio del  figlio  senza accorgersene. Magari quel disagio è nato proprio da disarmonie di coppia, da incoerenze  genitoriali, dal clima familiare trasformatosi in terreno di coltura di virus e batteri mentali.  E quando servirebbe un resettarsi nell’interesse del figlio, ognuno dei due adulti  continua a competere con l’altro,  confondendo ulteriormente il giovane ed aprendo le maglie alla manipolazione  tesa ad ottenere vantaggi, deroghe e sconti su regole di argilla, dettate disordinatamente e senza convinzione . Da qui l’aggravarsi del malessere che il tempo che scorre invano rende più ostico risolvere.

 

E’ in questi frangenti che una famiglia mostra il meglio o il peggio di sé. Nel sapersi armonizzare, dando voce anche ai fratelli o alle sorelle in salute, architettando interventi coesi, razionali, oltre il pietismo insulso e nocivo  tipico  del famigerato “cuore di mamma”, appannaggio anche di molti padri,  che determina più disastri di un’epidemia di  ebola.  La coerenza interna di un nucleo familiare diventa essa stessa medicina, ciambella di salvataggio del ragazzo in crisi, a volte così  irriducibile  perché  privo da sempre di una coesione familiare fonte di stabilità emotiva.

 

Chi si innamora delle proprie tesi a scapito del benessere  di un congiunto e dei risultati peggiorativi  così evidenti, se non un narcisista coi fiocchi,  è un soggetto incapace di amare .  Non solo un figlio, il più delle volte anche il partner e l’intero genere umano. Da costoro purtroppo c’è da aspettarsi l’ottuso insistere su convinzioni  che non producono  alcun risultato utile, contrastando il partner che magari ci vede meglio, ma che resta incatenato da tanta pervicacia . La famiglia-sostegno  salta fuori nelle criticità, quando sorge un problema ed è allora che i singoli si misurano con i propri limiti. Genitori rigidi mentalmente  ed autoreferenziali non possono supportare un figlio fragile. Devono farsi aiutare. Il rendersene conto quanto meno eviterebbe ulteriori danni. Un detto popolare dice che pietre e uova non possono ballare assieme. A meno di non fare  -  in questo caso di un figlio -  una frittata esistenziale.

 

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