Psiche e la crisi del mutamento epocale

 ROBERTO CAFISO   DA LA SICILIA DEL L’11.3.16

   SEDOTTI ED ABBONDONATI DAL BENESSERE : LA CRISI  HA CAMBIATO LA VITA

Come ai bambini rimpinzati di giocattoli che un giorno tornando a casa da scuola trovano la loro cameretta  spoglia di balocchi ed i negozi che li vendevano chiusi per cambio attività, la crisi degli adulti degli ultimi due lustri  ha prodotto un analogo effetto. Il  boom economico   aveva  stabilito  le coordinate sociali  su  cui puntare, creando i presupposti  per l’ autostima personale  e per le mete da raggiungere con in  palio   successo e benessere. Ha persuaso che per essere felici bisognava avere, acquisire beni di consumo, diventati metafore  della felicità. E  proprio quest’ultima condizione ha sedotto i più,  che hanno speso l’esistenza per pagare le rate per la prima o la seconda casa, l’auto ogni cinque anni, gli acquisti  più utili ma anche i più demenziali,  i viaggi , gli abiti griffati  per tutta la famiglia.  Sprechi anche compulsivi, che la società produttiva  ha sempre  enfatizzato e  incoraggiato.

Poi l’inflazione , la deflazione, con una congiuntura sempre più massiccia.  Licenziamenti a mutui accesi, la recessione che, come la peste,  ha seminato lo sconforto e a volte persino la morte. I suicidi di coloro ai quali   hanno  garantito quali  fossero i capisaldi dell’appagamento,  per poi ritrattare dicendo:  da adesso accontentati e arrangiati.    Nel tempo delle vacche  magre l’opulenza  va a far una dieta ferrea, ma non senza contraccolpi psicologici e perciò sociali  per i forzati  dagli status symbol . Stringere la cinghia e cambiare rotta non è roba per tutti. Bisogna avere una capacità di resilienza che i valori fondati sul consumo non potevano fornire. Il benessere infiacchisce e la collettività allevata a latte e miele,  senza più modo di conquistare un bene tangibile,  va in default . Come l’economia.

I giovani i più colpiti. Trattati per lo più da privilegiati anche all’interno di famiglie  monoreddito, hanno cominciato, già grandicelli,  a dover coniugare la soddisfazione di tanti  bisogni  con la rinuncia. Non erano -  così come molti adulti -  allenati alla tolleranza alle frustrazioni e la realtà è apparsa loro di colpo così dura e voltafaccia da farli rifugiare nella fantasia più compensativa ed insana. Droga, psicofarmaci  e la nuova   “emergenza -  ludopatia” , cavalcata dai governi di mezza Europa per introitare denaro,  si sono impossessati di vari strati della popolazione mortificata nelle aspettative,  a cui erano stati spinti  da regole  non scritte   che pompavano sull’edonismo e la liceità di ogni strada per raggiungerlo. Il desiderio di alienarsi da un lato e la prospettiva non meno illusoria  di raggiungere la fortuna dall’altra, hanno ridotto buona parte dell’umanità ad una sterminata processione di erranti lamentosi alla ricerca di un ristoro anti angoscia. Ma per alcuni ancora  di  più:  avere  una speranza ed  un buon motivo per vivere.

La caduta degli dei, sottoforma delle mete per oltre mezzo secolo  propugnate come assolute ed  inossidabili, ha condotto alla più cocente delusione, al futuro considerato minaccioso ,  alla fine  delle promesse propinate come  certezze, inclusi i titoli bancari frutto di risparmi e buonuscite, dati  per intoccabili e produttivi ad oltranza.  Alla gente si è detto di cambiare rotta ed orientamento da un lato, dall’altro si è sussurrato di stringere i denti ed aspettare, perché tutto sarebbe tornato come prima. Due promesse molto destabilizzanti. La prima perché presuppone un viraggio difficile   verso  un’etica  ed in una spiritualità trascurata e spesso derisa da tanto tempo. La seconda perché la fiducia è venuta meno a favore dell’ essere diffidenti verso lo Stato,  che mentre prometteva stabilità ha prodotto  lacrime amare ed uno sconforto generalizzato  che più male delle tasche vuote.

Ora il modello sul quale forse puntare è un assetto esistenziale “misto”  tra il prima e l’attuale. Uno spendersi più che spendere. Con uno sguardo alla solidarietà ed alla sobrietà in un abbraccio più esteso con gli occhi, un tempo distratti,  volti anche a chi sta peggio di noi  e soffre persino per la  sopravvivenza. Se la crisi ci ha reso un po’  più umani, meno ebbri del fatuo,   qualcosa di buono, da tenere in mente, ha prodotto. Adattarvisi sarà salvifico per ciascuno di noi.

 

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