Psiche e la libertà (2)
ROBERTO CAFISO
L’illusorio ideale di libertà
da LA SICILIA del 5.10.14
Dall’oscurantismo medievale ove ridere era di per sé sboccato, al positivismo di due secoli fa, ove il predominio della ragione doveva mortificare gli slanci della passione, sino ad inibire l’istintualità , considerata peculiarità delle bestie e peccato per il genere umano, degno perciò delle fiamme dell’inferno. E sino al liberismo senza argini che, dal sessantotto in poi, rivoluziona la cultura occidentale, cavalcato dall’ideologia consumistica sempre più smodata, dell’economia motore del vivere . E’ nata e pasciuta così la società della dipendenza.
Gli studi con le immagini sul cervello hanno rivelato molte cose : che il piacere senza limiti ci danneggia, che le abitudini gratificanti non contrastate diventeranno delle necessità anche patologiche e che il premio non conquistato è insapore e richiede un’escalation compulsiva di altri rinforzi. Sappiamo che i ratti in laboratorio si somministrano scosse elettriche per provare piacere. Poi si auto iniettano la droga, sino a morirne di sfinimento. E le dipendenze patologiche non a caso sono il simbolo di questa ricerca dell’idea di libertà assoluta, fantoccio per incrementare bisogni veicolati da committenti senza scrupoli. Dai venditore del benessere a quelli di morte la distanza è sottile : entrambi lucrano sulle aspirazioni degli esseri umani, smarriti tra le luci di questa smisurata offerta dei supermercati esistenziali, che promettono la felicità senza fine.
Gli Stati di Washington e del Colorado hanno legalizzato la Cannabis per far cassa, mettendosi senza infingimenti in concorrenza con le organizzazioni criminali e cercando di erodere loro una consistente fetta di mercato. L’economia sa di dover fare vittime e non si fa scrupoli, come le perdite preventivate per le “guerre giuste” . Da lì il movimento degli ingenui , legalizza tori ideologici, giacché la cannabis ha utilizzi terapeutici, anche se si omette che pochissimi degli abituali consumatori soffre di sclerosi multipla o ha il cancro. Si fa leva sull’appetito di una sostanza che ha sempre rassomigliato alla mela dell’Eden, i cui effetti reali ed i danni sono ben noti alla scienza perbene. E’ a questo punto che si fa ricorso all’alcol, additato come più nocivo, come se per giustificare un prodotto inquinante si prendessero ad esempio gli ammorbanti già in commercio. Errore di logica contraffatto da una becera dialettica : le sostanze nocive si sommano nei loro effetti deleteri e non si mettono a confronto per giustificare la minore nocività di alcune rispetto ad altre.
Resta la capacità seduttiva ed ammaliatrice dei sacerdoti del business ora travestiti da benefattori, ora da procacciatori di salute e benessere. I loro strumenti : tv, radio e rete, hanno presa sui cervelli che puntano a portare all’ammasso, per omogeneizzare oltre che i bisogni anche le opinioni, isolando ogni forma di diversione da ciò che è “ normale” e perciò “giusto”. L’inganno è il ricorso al mito della libertà, tema sensibile al genere umano, proteso da sempre a darsi un apparente arbitrio ed una forza d’animo autonoma. Su queste premesse nasce l’istigazione alla “libertà di….” molto diversa dalla “libertà da…”, concetto più responsabilizzante che presuppone reale conoscenza, opzioni e sforzi per attuarla giorno per giorno. Proposta scomoda ed avversa al modello ben più allettante del piacere subito.
Le istituzioni, l’istruzione, la politica ed i costumi genuflessi a queste logiche produrranno ( e difatti hanno prodotto ) guasti sociali travestiti da emancipazione senza autocontrollo e da una sete spasmodica di edonismo implacabile ad ogni livello, dimentichi che la nostra architettura celebrale ci spinge ad un equilibrio fatto di attivazione – omeostasi – attivazione. E ciò godendo di quante più occasioni possibili e diversificando le fonti del piacere, nel rispetto dei propri limiti e degli altri . Il tutto all’insegna di ciò che davvero ci conviene e ciò che invece ci danneggia , al di là dell’incanto immediato che non supera mai l’estensione del proprio naso.