Psiche e l’educazione
di ROBERTO CAFISO DA LA SICILIA del 10.4.17
L’EDUCAZIONE AI FIGLI SI INSEGNA CON LA TEORIA MA SOPRATTUTTO CON L’ESEMPIO
Uno dei processi più delicati nell’educazione dei figli è quello di insegnar loro il rispetto delle regole. Queste servono per vivere degnamente coniugando i propri bisogni con la realtà ed i suoi tempi. Senza questo equilibrio l’evoluzioni prende pieghe storte e l’assetto psicologico ne risente. Le regole d’altra parte sono dettate dalla natura fuori di noi, con dei cicli climatici e con influenze astronomiche ben determinate ed oggi note. E lo sono anche dentro di noi, con il funzionamento della macchina – organismo in base a bioritmi circadiani e alla ricerca omeostatica orientata ad un costante equilibrio che produce il benessere.
Da bambini questa stabilità è tutt’altro che scontata. Essa dipende oltre che dalla fisiologia dell’organismo , dagli apprendimenti dei modelli educativi. Se questi sono ce centrati sui due estremi opposti ( repressione o lassismo ) il bambino ne risentirà, protendendo ora verso il contenimento esagerato dei bisogni, con future probabili implosioni di tensione, oppure verso la necessità di soddisfazione dei propri impulsi con esplosioni di rabbia ad ogni limitazione che integrerà una frustrazione. Due modelli in altre parole che generano disagio e a volte vere e proprie patologie.
L’educazione si avvale di due volani cardine. La parola ed il modello. La prima spiega, esprime la teoria dei perché di uno o dell’altro comportamento. Persuade, contratta a volte, reitera e chiarisce. Il secondo mostra. Ed è prerogativa dell’adulto modellare le regole che si intendono presentare . Nessuna teoria funziona senza un modello da imitare. Qualcuno che incarni visibilmente la proposta. I modelli senza le “istruzioni per l’uso” risulteranno più difficili da acquisire. Ma le regole propinate in assenza dell’esempio diretto si ridurranno a parole non credibili.
La limitazione dei bisogni non è un atto oppressivo. Serve autolimitarsi a tanti livelli del vivere. Perché la realtà lo prevede e perché la stessa convivenza tra simili lo rende necessario. Occorre capire i propri limiti, saper procrastinare quando è il caso o rinunciare al proprio input interno. E ciò perché molto di ciò che vorremmo soddisfare subito ha un costo talvolta elevato dopo. I figli viziati sconoscono i no ed i limiti. E quando ne avranno da terzi ( perché la vita lo prevede ) saranno talmente impreparati a capire che produrranno crisi e svilupperanno disagio . Questo potrà avere varie forme espressive e prevedere “rimedi” che si riveleranno peggiori del male. Si pensi all’automenticamento dei malesseri con uso di alcol e droghe.
L’educazione utile, votata al benessere, dovrebbe insegnare la responsabilità personale, la capacità di riconoscere i problemi e quella di saper prendere decisioni. Si tratta di funzioni cerebrali elevate che attestano che il processo educativo e di modellamento alla realtà è stato centrato. Ragazzi con spinte interne naturalmente accentuate, ma con la capacità di metter loro le briglie quando valuteranno che non è il momento o non è il caso di dargli spazio. Il mediatore di tutto ciò è la percezione del bambino che l’adulto parla per il suo bene e lo fa in modo affettuoso, solidale eppure talvolta fermo. Nulla convince più che il sentirsi amati e del cogliere che i paletti ed i no sono tracciati con la voglia di far crescere l’altro, impiegando per questa causa tempo ed energie personali. Accudire è prendersi cura.