Psiche e nascita di un figlio
PSICHE & SOCIETA’ ROBERTO CAFISO
Tra le criticità di un’unione coniugale vi è paradossalmente la nascita di un figlio. Si tratta di un evento auspicato, in molti casi desiderato da entrambi i genitori. Eppure quando esso si realizza la coppia, se non opportunamente stabile e rodata, potrà scricchiolare . I motivi sono circolarmente almeno due : la deviazione dei flussi emozionali di uno o di entrambi i genitori, il sentimento di decentramento di uno o di ciascuno di essi in relazione all’ interesse dell’altro.
Quando un figlio finisce per occupare la quali totalità del coinvolgimento di una madre ( o talvolta del padre ) , quel genitore senza capirlo trascura il suo partner. E se il menage sino ad allora si era basato sulla centratura affettiva dell’altro sopra ogni cosa, ecco che il neonato rende periferico di colpo il compagno, relegandolo ad un ruolo marginale. Nulla di strano si dirà : un bambino appena nato ha bisogno di cure ed attenzioni dedicate. Ma nelle dinamiche umane, specie quelle inconsapevoli e poco commestibili, due più due non fa quasi mi quattro e il buon senso vale sino ad un certo punto.
Ci vuole maturità a procreare . Consapevole, reciproca e condivisa. E ci vuole autonomia e capacità di rimodulare il rapporto col partner. E ciò perché da due si è passati a tre ed occorre per questo rifondare e ridefinire i nuovi spazi affettivi e quelli dello slancio verso il coniuge, spesso subordinato alle esigenze del bambino e dunque alla stanchezza emotiva che caratterizza l’accudimento.
Vi sono coppie che magnificamente hanno messo a punto tutto e reimpostano il loro assetto alla luce dell’evento, modificando occasioni, intensità e gli spazi di reciprocità , senza perciò accusare il colpo. E ve ne sono altre, assolutamente distanti dal trauma che potrà derivarne, che considerano il parto solo come una grazia di Dio, senza ricadute sul rapporto di coppia, che anzi ne uscirà corroborato e solido. Si sbagliano in partenza, perché non sempre ciò che auspicabile e corrisponde ad una visione ideale degli esseri umani coinciderà con la gioia di un uomo ed una donna, con l’ aspettativa del voler essere importante e centrale per la moglie o per il marito, come sino all’evento succedeva, in un assetto collaudato e reciprocamente gratificante.
La virtù sta nel mezzo ed anche se un neonato rappresenta il coronamento di un sogno progettato ed ordinato dalla natura , la stabilità di una coppia è essa stessa garanzia nel tempo di buone cure parentali , di sostegno e di permuta amorosa tra persone. Dà più amore chi si sente amato rispetto a chi per copione deve amare senza ricevere alcun affetto dedicato. Anche una madre può sviluppare instabilità e conflitti col proprio figlio se il partner dalla nascita in poi ha occhi ed orecchie solo per il bebè ( vedi le depressioni o le psicosi post parto ) , scordandosi quasi del tutto di chi lo ha messo al mondo e di chi ha rappresentato sino a quel momento la fonte principale di interesse, amore e complicità.
Si dovrebbe costruire il nuovo rapporto genitoriale senza indebolire o talvolta demolire quello coniugale, perché siamo esseri umani ed abbiamo bisogni, aspettative e necessità esattamente come i bambini, forse travestite o negate ma certamente vere e concrete. Ed è un grave errore non tenerne conto, sia per chi si avverte secondario di colpo, non reclamando espressamente il proprio spazio, sia per chi si è concentrato ed impegnato a fare solo la mamma o il papà. C’è da fare nella vita e c’è da dare di più con generosità e attenzione per chi ci sta accanto. L’amore è un flusso circolare e perpetuo in una famiglia. Mantenerne un’adeguata distribuzione è garanzia di un’armoniosa omeostasi relazionale dinamicamente bilanciata.