Psiche e nevrosi del destino

PSICHE & SOCIETA’ di Roberto Cafiso da LA SICILIA del 7.11.16

QUELLI CHE SI PIANGONO LA VITA E GLI STA BENE COSI’ ……

Nelle vecchie descrizioni nosografiche gli psicopatici erano coloro che per la loro condizione soffrivano e facevano soffrire la società. Oggi queste definizioni suggestive sono state soppiantate da paradigmi  asciutti e descrittivi, ma resta certo una schiera abbondante di persone che, astenendoci da ogni diagnosi, si trascina per una vita errando ed inseguendo delusioni.

Non hanno tregua nel deludersi, nel concludere che è tutto è inutile, perché tutto fa schifo. Non dismettono mai la diffidenza verso  gli altri  ed  i loro  buoni  intenti  che leggono sempre con sospetto  e con un retro pensiero di un tornacontismo di fondo. Tutto quello che può smentire la loro tragica architettura dell’esistenza va sconfermato e  smascherato, di modo che possa   allinearsi  al peggio, a questa sorte di destino foriero di negatività e di fallimenti.

Non guardano  al  proprio prossimo con fiducia ed instillano nei propri familiari l’idea dell’ineluttabilità, rinnegando il concetto di speranza, beffeggiando quello di resilienza che considerano un abbaglio per illusi. Si immolano per mandato caratteriale  ai flop di ogni tipo che si aspettano e talvolta ricercano, perché la vita “è così”  sostengono  e non ci si può aspettare mai nulla di buono. Un pessimismo cosmico che costruiscono giorno dopo giorno, instancabili forgiatori di cinismo ad oltranza.

Malgrado questo temperamento  da immarcescibili  Cassandre riescono a trovare  persone che gli si affezionano, li vogliono bene, nell’illusorio tentativo di cambiarli, espressione non sempre di una bontà samaritana.  Più spesso di una “volontà di potenza”  inconfessata, che spinge i “salvatori”  persino  ad immolarsi per anni ed anni, talvolta per l’intera vita, pur di  far sorridere  a chi vive dietro spesse lenti scure pur di  non ammettere  che il sole è luminoso.

Una battaglia persa. Un investimento assurdo se tutto si riducesse al  due più due uguale quattro. Ma gli esseri umani sorprendono per la propria irrazionalità,per un sentire inquieto che li spinge ad imprese disperate, anche a costo di impegnare l’intero  arco vitale accanto a questi lamentosi  pessimisti incalliti, mirabili interpreti di un disagio di destino  certo. Soffrono e fanno soffrire la società invero e non sanno virare. Capita  tuttavia chi gli sta accanto si stanchi e li molli  cercando salvezza altrove. Non tutti riescono a portarsi sulle spalle una simile croce. Probabilmente la fede non è necessariamente martirio e non riuscendo pur tra con mille sforzi a far cambiare prospettiva   c’è chi si arrende e si dedica ad altro o ad altri.

Tanto più che questi individui hanno trovato incredibilmente  un loro assetto così. Un dis – adattamento fatto di nefasti presagi e prese d’atto frustrate. Non saprebbero vivere di gioia e di prospettive positive. E se ci provassero probabilmente si sentirebbero peggio. Perché una concezione di vita si forgia dentro negli anni,  diventa il proprio assetto psicologico ed ispira  i motivi  della propria vita. Costoro non hanno mai scelto di imparare, di voltar pagina.  Certo, c’è sempre tempo. Ma è un concetto più teorico che reale, nel senso che un adulto  cambia con molte più difficoltà di un giovane. E che i figli tenebrosi e filosofi del nichilismo universale   non devono essere un vezzo originale e compiaciuto   per i genitori, ma  costituire un campanello d’allarme per il loro  futuro.  Compiacersi di tanto “noir” non  pagherà.

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