Psiche e odiosi senza appello

PSICHE & SOCIETA’ ROBERTO CAFISO  da LA SICILIA del 12.12.14

 

GLI UNTI DEL SIGNORE, CHE GIUDICANO IL LORO PROSSIMO SENZA APPELLO

 

Restare per una vita prigionieri delle proprie convinzioni presuppone un pacchetto di atteggiamenti che vanno dall’ostinazione, al risentimento ed  all’invidia sino all’ipocrisia ed all’odio. Nessuno nasce  ostile, l’odio si apprende. E taluni lo imparano  così bene dal restarne avviluppati per sempre.   A guardarle a prima vista queste persone sembrano risolute, ferme nei propri valori e coerenti. Persone positive. Ma quando  non si  intende cambiare idea di fronte ad evidenti confutazioni delle proprie certezze,  è allora che si può diventare nemici  di quel genere umano che non asseconda le nostre verità.

 

Questi assetti mentali per lo più sono fragili. Costruiti su poche  teorie dicotomiche ed elementari, pretendono di vagliare  tutti i  comportamenti altrui ed emettere sentenze inappellabili. Non sanno tornare indietro su questi giudizi perché se lo facessero si scombinerebbe il loro sistema di riferimento  e per questo preferiscono tribunali senza contraddittorio, dai quali scaturiranno convincimenti  irreversibili di rancorosa   censura. Si avvertono  loro stessi parte lesa e raccontano  a destra e mancala loro profonda delusione. Vittimismo ed autocommiserazione costituiscono le loro difese e spargere cattiverie e zizzania sulle loro vittime  diventa  l’ ulteriore tentativo di salvaguardare  la stabilità interiore .

 

Per far questo si spingono sino a manipolare la realtà, raccontando versioni dei fatti dove frasi dette, tempistica e circostanze sono trasposte di modo da far quadrare il loro cerchio e dimostrare ciò che  gli fa comodo. In più si sforzano di apparire disponibili ed affettuosi per mistificare il proprio intimo regime . Percepirsi perciò    parte lesa  è  il loro intransigente  obiettivo   esistenziale e pur di raggiungerlo non esitano a rovinare la reputazione altrui. Molte volte lo fanno in buona fede, votati ad una miopia  pervicace. Altre volte artatamente, col desiderio di far prevalere le proprie tesi che integra un malcelato egocentrismo, frutto dell’aver magari  spadroneggiato  in famiglia da bambini.

 

In entrambi i casi l’effetto è nefasto perché propagano odio che avvertono come sentimento che li autotutela e non si accorgono di provarne così spesso da restarne intossicati, insoddisfatti ed alla ricerca di verità che pensano di legittimare  con fedi o credi  posticci pur di sentirsi senza macchia.  Malgrado ciò non sono cattivi, sono confusi, inadeguati  a comprendere la complessità dell’animo umano di cui hanno paura e che perciò rifiutano, rifugiandosi nel loro mondo cristallizzato e uguale a se stesso,  persuasi di essere  sempre nel giusto e pertanto in attesa dell’altrui conversione, pena la condanna spietata dei miscredenti. Pe4rciò di frequente suscitano pena o  antipatia da parte del loro prossimo.

 

Per restare così come sono pagano prezzi alti, il più doloroso dei quali è la solitudine. Hanno centinaia di conoscenze, superficiali e basate sul non approfondimento dei vissuti interiori  e dei  sentimenti che rifuggono perché ne hanno paura. Non sanno quasi mai lasciarsi andare e scambiano l’amore  per possesso e dominanza.  E’ così che, poco a poco, perdono  credibilità e smarriscono le relazioni affettive. A questo punto  si avvertono   traditi ma non riescono a mettersi  in discussione, giacché non  sanno  apprendere   dai loro  errori che non intravedono neppure. Cocciutamente arrivano all’unica meta possibile : quel limbo emotivo che li rende infelici da un lato, ma dall’altro li rassicura,  perché così possono  continuare a camminare  sul loro sentiero che conduce ad un eremo sconfortante, dove  recriminare   contro  chi li ha disattesi. Ma stavolta martiri inascoltati, perché  del tutto isolati dal mondo reale fatto di esseri umani non unti dal Signore, con molti difetti ma anche con tanta dignità.

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