Psiche e paura delle emozioni

PSICHE & SOCIETA’ ROBERTO CAFISO

 

Più che degli altri spesso abbiamo paura di noi stessi, di autosvelarci e capire come siamo e cosa davvero vogliamo o ci serve. Le emozioni sono cosa buona e giusta sino a  quando non hanno il potere di metterci sottosopra, scombussolando i nostri assetti esistenziali e proiettandoci in una dimensione tanto allettante quanto spaventevole. D’altronde sono irrinunciabili, perché di emozioni siamo impastati.

 

Ed è così che molti si contraggono dal di  dentro e si impediscono di cogliere il loro movente interiore più esuberante, imbavagliandolo e legandolo mani e piedi affinché stia zitto e fermo. Si accontenteranno del socialmente  condivisibile , dell’approvazione altrui, conducendo una vita emotiva alla meno peggio ma ordinata, genuflessa al dovere. Si può essere liberi dentro una prigione o carcerati   all’aria aperta. Non sempre le sbarre sono di ferro ed i carcerieri hanno la  divisa.

 

Rinunciare è il motto degli spaventati, quelli che individuano nel dare fiato alle trombe del loro sentire un rischio da allontanare con ogni sforzo. Evitare è il vangelo degli ipercontrollati, parenti strettii dei rinunciatari,  che vorrebbero stare sempre dietro la console dei fatti della vita, prevedendoli, governandoli, scongiurandoli.  Temono i propri moti interiori e sono sconvolti dai loro stessi sentimenti se non in linea con tutto ciò che hanno programmato. Niente imprevisti, guai a colpi i testa.

 

Gli innamoramenti , tra le alterazioni emozionali fisiologiche,  sono  gli stati d’animo più temuti. L’apparenza dichiarata è quella di non arrecare danno al consolidato, se già esistente. La sostanza che si cerca di celare a se stessi è che tutto ciò che è sorprendente e che a volte arriva come uno tsunami,  è negativo, sbagliato, moralmente riprovevole ed è perciò che va  represso, anche a costo di star male, di piangerne e disperarsi. Perché il prezzo del rimorso per costoro è insostenibile, mentre di rimpianti hanno accatastato diverse fila.

 

Il loro sacrificio è un’offerta sull’altare del divenire senza scossoni che la società ( leggi parenti, amici , conoscenti ) predilige. Sposeranno magari colui o colei che sta al loro fianco da molti anni, che non amano da tempo, ma che è “giusto” non disattendere o “conveniente” non scombinare. Sul perché argomenteranno decisi e persuasi, ma nei loro occhi apparirà  a seguire  un velo di malinconia che tradirà l’ineluttabilità di  andare incontro ad una vita spenta e banale, invasa da risate solo nervose  ed da eventi programmati, senza  più emozioni vere. Perché tutto ciò che è spontaneo  può diventare pericoloso e quello che può svelarci i bisogni più profondi ha il sapore di una tagliola che è meglio  scansare. Emozionarsi diventa una debolezza, se le emozioni poi si coagulano in sentimenti definiti può essere una iattura da scongiurare con ogni mezzo.

 

Non saranno famosi, saranno semplicemente scontenti ma adattati. Certi vissuti interiori sconvolgono  e sono percepiti come minacce alla propria stabilità fatta di leggi scritte, per lo più da altri. Le emozioni per le stesse ragioni vanno incanalate altrove, anche a costo di malattie a carico della psiche o del corpo, stimmate addirittura  più accettabili delle  metamorfosi della propria vita.  A volte possiamo osservare, capire e suggerire nei limiti della discrezione. La verità si pronuncia nella carità che dobbiamo all’altro. Non necessariamente potremo contribuire a deviare il corso di un fiume che non è diretto verso il mare, ma che si disperderà, tradito,  in acquitrini e paludi stagnate.  Ognuno di noi è irripetibile, ma quanto spreco e dolore nello sforzo di certuni  a non esserlo.

1 to “Psiche e paura delle emozioni”


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