Psiche e pensieri inscalfibili
PSICHE & SOCIETA’ di Roberto Cafiso da LA SICILIA del 6.2.14
QUELLI CHE NON CAMBIANO MAI IDEA SONO DESTINATI ALL’ISOLAMENTO
La necessità di dare “aria” ai propri pensieri confrontandoli, restituisce non soltanto credibilità ad essi, ma consente una più esaustiva lettura degli altri e dei fatti attorno a noi. Non vi è altro rimedio per non relegarsi in una cella autoreferenziale che avere il coraggio di verificare ciò che pensiamo, contrapponendo le nostre visioni ad altre prospettive sugli accadimenti che cerchiamo di comprendere.
Quatto occhi funzionano meglio di due, a patto che siano dotati di un buon visus. Due teste, purché sane, processano la realtà meglio di una. In genere funziona così. Abbarbicarsi alle proprie convinzioni, senza alcuna ipotesi di essere smentiti, avere il terrore di doversi ricredere, è un’operazione perniciosa che spesso denota la malafede, l’insicurezza e talvolta l’inconsistenza di una persona.
E’ vero altresì che l’ideazione fissa e monocorde, inscalfibile rispetto a qualsiasi confutazione denota un pensiero malato. Strutture paranoiche, stati di alterazione da sostanze stupefacenti o alcol, deliri, malattie degenerative del sistema nervoso, possono impedire una rivisitazione adeguata dei propri convincimenti. Ma a parte queste condizioni patologiche, sovente gli individui hanno grosse difficoltà a mettersi in discussione. Le idee consolidate costituiscono infatti un centro gravitazionale soggettivo dotato di una qualche rassicurante stabilità. Intaccarla rappresenta una minaccia e dunque il confronto è da rifuggire.
Vi sono “tribunali mentali” dotati di un solo grado di giudizio. Nessun dibattimento, escussione di testi, verifica di prove e riscontri. Un’analisi dei fatti sommaria, spesso intuitiva, faziosa o pregiudiziale che sforna verdetti inappellabili. Se questo modo di vivere portasse serenità si potrebbe persino dire che esso è comunque adattivo, pur mortificando la verità. Ma di fatto i portatori di un pensiero immodificabile soffrono e fanno soffrire, hanno una immagine nefasta del loro prossimo e patiscono fraintendimenti e solitudine. Destinati all’isolamento, quelli che non cambiano mai idea spargono tutt’intorno disappunto e restano indietro a segnare il passo.
Non è facile intaccare il proprio sistema di riferimento, metter mano ai convincimenti radicati ed accettare di scoprire che per molto tempo si è creduto a qualcosa di non vero. Ma non c’è altro modo per comprendere il mondo o guardarlo da altra angolazione, contemplando le diverse prospettive ed i vissuti altrui. E’ tuttavia il solo modo per evolversi e godere degli altri, che sono “differenze” rispetto alle nostre “univocità” , scostamenti da criteri soggettivi di interpretazione che rendono più esaustiva la nostra analisi di realtà, ponendoci in un atteggiamento di apertura mentale, antidoto del giudizio facile e del pregiudizio.
Le menti fragili sono anche quelle più rigide , incapaci di cogliere la verità, perché ancorate alla verità più soggettiva, quella che non deve sconvolgerle. Si può essere dentro il mondo esplorandolo a viso aperto e cogliendo il suo funzionamento che smentisce spesso sogni e progetti personali. O lo si può vivere rintanati dentro casa, in una routine da accumulo di cose rassicuranti, lontani da finestre spalancate sull’ esterno. Proteggersi dalla vita è innanzitutto accatastare convinzioni e pensieri sempre uguali, evitare ogni confutazione che presuppone una crisi. Gli edonisti, gli integralisti ed i superficiali sono spesso persone terrorizzate dall’esistenza, che hanno sperimentato che gli occhi vedono ciò che vogliono vedere e che il cervello ragiona solo se decidiamo di accenderlo. Per questo tenerlo asseverato come un cagnolino ammaestrato è un espediente per non sconvolgersi troppo e galleggiare pensando di navigare.