Psiche e ragazze sacrificate

PSICHE & SOCIETA’ ROBERTO CAFISO

 

Ragazze sacrificate ad un’idea congelata e stantia di famiglia, avvolte in una cultura avara di chance  , che impone loro perimetri di movimento limitati, come in una cella quattro per quattro, e dove è d’obbligo mostrarsi felici. Vite spesso sprecate dove le aspirazioni vengono bollate come velleità e il coraggio è presunzione.

 

Sono le ragazze che ad oggi pagano i prezzi più alti  di una falsa idea di adattamento dentro  gli ambienti socio – familiari più tradizionali, dove c’è spazio al massimo per una laurea ed un lavoro alla meno peggio, tanto per dare un senso a quel titolo di studio, ma dove dall’adolescenza in poi  il destino sembra già scritto con un partner storico,  marito designato, con cui progettare il futuro .

 

L’emancipazione di una donna in certi contesti, specie nei paesi ed in luoghi della città  senza tempo, è una pretesa che la famiglia deve  scongiurare, perché  non la capisce e la reputa pericolosa, un insulto a ciò che “è giusto fare”, ai dettami tradizionali  della vita che una donna è bene che faccia. Un lavoro part time, un marito, dei figli. Moglie e madre , il resto sono ghiribizzi  davanti ai quali storcere il muso, in una critica che accerchia una ragazza  piena di doti e risorse, gettata per sbaglio dalla cicogna in quel contesto familiare.

 

Donne  compresse dentro se stesse, infelici ma timorate anche a pensare di dover rompere certi schemi. Tirarsene fuori significherebbe l’eresia annunciata ed il dissenso delle persone care. Niente master post laurea, niente lavori molto impegnativi o coinvolgenti, niente convivenza col ragazzo di sempre le verso il quale si nutrono molti dubbi ( ma guai a dirlo ), niente ora legale, con le lancette in avanti, per la maternità.  L’orologio biologico dai 28 anni sta già tirando le orecchie a queste ragazze che vorrebbero un altro destino. Sistemarsi vuol dire ancora contare sul marito e relegarsi ad un ruolo che sa di prigionia esistenziale.

 

Gridare  mentre nessuno ci  ascolta è un incubo nei sogni, ma anche il malessere cronico di tante giovani Penelopi che intessono di giorno , per scucire di notte un progetto che non è il loro, ma che non hanno l’ardire di rifiutare . Perché anni ed anni di deverizzazioni tolgono l’audacia di progettare la propria vita, condizionate dal giudizio altrui, persuase, alla fine, che sia giusto così, che non bisogna sfidare la buona sorte  per i propri  assurdi scopi. E’ così che molte ragazze di stoffa, con un’intelligenza superiore alla norma e doti personali elevate, si adattano ad un vivere consueto e per loro mediocre e si spengono ancora giovani.

 

Le ritroveremo più in là ancora belle ma sfiorite, con il loro magma interiore che ha preso la strada dell’ansia, dell’ipocondria o della strisciante depressione. Con le rughe espressive del finto  sorriso appiccicato nel volto, perché la loro vita è quella e devono ringraziare Dio se hanno un marito che non stimano ma  che le adora, due figli palle al piede che tuttavia amano e contatti obbligati con  ogni parente . Si può essere ergastolane senza aver commesso nessun omicidio. Perché il proprio è passato inosservato e  non c’è stato alcun imputato .Il martirio  esistenziale di tante donne ad oggi tinteggia di stabilità una società che ha ancora bisogno di vittime sacrificali per pensarsi compatta,  secondo tradizione.

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