Psiche e ragion di stato
PSICHE & SOCIETA’ ROBERTO CAFISO da LA SICILIA del 17.10.14
LA RAGION DI STATO CHE FA DELL’ETICA UN OPTIONAL
Nei grandi sistemi sociali la morale al dettaglio si frantuma di fronte ai cosidetti “interessi superiori” , lasciando il posto a strategie persino ciniche ma considerate utili in senso generale. Ovviamente qualcuno decide sempre su quali siano gli interessi superiori e si arroga il diritto di agire oltre l’ etica.
E’ il caso, ad esempio, degli accordi Stato – Mafia, dove per evitare guai peggiori ed ammettendo l’impotenza dello Stato a fronteggiare attentati o stragi, un governo scende a patti col suo nemico legittima nolo ed intavolando trattative che la gente non capirebbe, né accetterebbe. Gli “interessi superiori” scandalizzano sempre i singoli, ma la collettività viene per lo più considerata minorenne ed incapace di capire.
E’ il caso anche dei lunghi appostamenti a carico di delinquenti abituali che intanto commettono reati, danneggiano i singoli sino a lederne l’integrità o la salute. Sino alla conclusioni delle indagini, acquisite intercettazioni e filmati, i rei non verranno fermati nel loro incedere criminale che potrà lasciare vittime sul terreno. Salderanno il conto con la giustizia probabilmente, ma un alto prezzo lo pagheranno le loro inconsapevoli esche nel corso delle indagini.
Per lo più uno Stato sa che in certe città taluni quartieri campano prevalentemente di spaccio di droga e di altri affari illeciti. Si sa chi c’è a capo delle organizzazioni criminali, si conoscono i pusher, le rete e le modalità di cessione delle sostanze tossiche ai giovani. Ma a costo di perdere delle vite e fidelizzare confidenti, lo Stato spesso resta spettatore inerme . O di più ancora : per evitare rivolte popolari di migliaia di disoccupati improvvisamente senza proventi, valutano il “male minore” e lasciano correre, violando i propri doveri ed i diritti della collettività che rispetta la legge. La “ragion di Stato” sull’interesse dei cittadini.
In modo poco appariscente accade anche nelle guerre o nelle singole risoluzioni militari , dove vengono calcolate a tavolino le “vittime necessarie” all’azione considerata irrinunciabile. I singoli sono solo numeri in quei contesti, ma in vero si tratta di vite umane con una rete di relazioni ed affetti che verranno violati. C’è un incedere, da sempre, che valuta poco più di nulla una singola esistenza. Qualcuno ha o si arroga il diritto di scegliere a nome della collettività, oltre la morale e le regole di convivenza condivise. Di norma i decisori a questo livello non verranno perseguiti.
In contesti più circoscritti qualcun ‘ altro , brutalizzando una ex moglie, uccidendo una fidanzata riottosa o giustiziando un infedele, un traditore o il confidente di prima, decide che è lecito manipolare o irretire la morale comune per una “ragione superiore”, un archetipo della propria cultura da cui si diparte una ferrea, personale convinzione in base alla quale è giusto agire in quel modo. Anche costoro uccidono e prendono subito dopo la comunione a Messa. E’ così che la vita altrui vale zero. Si può uccidere per qualche centinaio di euro e ci si suicida gratis, perché il valore della vita umana è ai saldi.
Quanto pesa l’uno o l’altro comportamento nelle società. Ovvero quanto le decisioni di “rango superiore” influenzano quelle dei singoli episodi delittuosi che assurgono alla cronaca ? Non c’è alcun nesso o la diffusa consapevolezza dell’agito dei sacrificatori di vite umane con un tasto e per “ragion di Stato” influenza i singoli terminator ? Ognuno si persuade della bontà delle proprie convinzioni considerate legittime . E la pietas che dovrebbe salvaguardare la vita di ciascuno che peso ha oggi e nella storia del genere umano ? La spietatezza convive con la solidarietà e l’una o l’altra vengono applicate da chi ha deciso di essere al di sopra del bene e del male.