Psiche e rapporti a due che zoppiccano
PSICHE & SOCIETA’
ROBERTO CAFISO
Il sogno delle coppie che si incamminano lungo la vita di norma è l’amore per sempre. Le stesse formule del matrimonio religioso ( “finché morte non vi separi” ) sottolineano il concetto dell’indissolubilità presunta dell’unione consacrata. Coabitazioni e seconde nozze a loro volta partono tutte con i migliori propositi. “Per sempre” è una parola tanto solenne quanto non alla portata degli esseri umani e non per una sortilegio avverso , piuttosto per la leggerezza con la quale si affronta l’unione, dandola dopo un po’ per acquisita e certa. Come se la sua stabilità fosse un requisito di base sul quale contare ad occhi chiusi.
Grave errore, perché un rapporto a due si cura, si monitorizza, malgrado esso sia oberato da impegni di ognuno dei partner e anzi proprio per questo. Oneri che riguardano i figli, le spese, la casa. Temi ordinari, cosiddetti di routine, che è una muffa che si espande sul legame. Ma ciò che più pesa è l’idea più o meno consapevole che l’unione debba procedere come quando è cominciata, con lo stesso entusiasmo, passione, attrazione reciproca. Idea ingenua, perché il tempo è un agente corrosivo di cui bisogna tener conto, adottando contromisure per diversificare l’azione sul legame e l’aspettativa degli entusiasmi. Se su di essi sia lecito avere le antiche pretese o se sia invece più ovvio rivederne qualità e portata.
E’ fatale che il tempo affievolisca l’incanto iniziale. Sarebbe strano il contrario visto che ci abituiamo a tutto. L’errore di alcuni è il non rifletterci, ovvero il ritenere che ciò che capita agli altri non potrà mai succedere a loro, talmente magico e speciale è quel rapporto. Invece la consuetudine attenua non solo i sensi, ma anche la comunicazione, la speculazione relazionale, la curiosità e la complicità. Ovviamente se tutte queste modalità dello stare assieme non vengano allenate continuamente. I silenzi ove si dà tutto per scontato o ci si risente senza chiarire, sono veri e propri virus della coppia. Le intese intellettuali funzionano bene e spesso surrogano affinità carenti, diversità valoriali, ma occorre trovare tempo e motivazione per empatizzare col partner, restare in confidenza con lui, malgrado rughe, smagliature e chili in più. C’è materiale deteriorabile nella coppia e materiale inossidabile e il secondo rende il primo meno evidente.
Il vero nemico del rapporto è tuttavia l’immaturità soggettiva, cioè la sostanziale presunzione di aver diritto alle emozioni adolescenziali comunque, sconfinando senza troppi rimorsi nei diversivi e nelle scappatelle, che poi talvolta possono rivelarsi vere e proprie sbandate con rottura del legame ufficiale. I pretesti sono tanti: il sentirsi trascurati, il guardare il partner un po’ ingiallito con occhi provati, il ritenere che non può essere tutta lì la vita. Si resta avidi , secondo i dettami di questa cultura , di altre opportunità che rinverdiscano gli anni dell’innamoramento, del batticuore, delle “follie” fatte per stupire se stessi e il grande amore . E’ come se tutto dovesse ricominciare daccapo incessantemente e l’ultimo amore così diventerà prima o poi il penultimo per consunzione.
Ma si invecchia a prescindere e si rasenta perciò il bizzarro quando a metà del cammin di nostra vita si vuol mimare il ventenne ed in quest’ottica cristallizzata scegliere quale oggetto di investimento emotivo qualcuno che ha la metà dei propri anni. Purtroppo però quando certi rapporti partono tanto sbilanciati i motivi sono per lo più ben diversi dalla presunta reciproca cotta. Tuttavia ognuno – si sa - si convince di ciò di cui vuol convincersi, senza ascoltare confutazioni. Ma la realtà, che spesso è paziente, prima o poi reclama la sua onesta comparsa ed è allora che crollano le certezze sui piedi d’argilla, che si disfa senza pietà del mito dell’eterna giovinezza. Perché non è vero che del doman non c’è certezza : per i partner narcisi che fanno e disfanno la certezza c’è e si chiama solitudine. La sola loro possibile compagna per sempre.