Psiche e rapporto con la realtà
PSICHE & SOCIETA’ di Roberto Cafiso
Abbiamo assieme all’assumere erbe e preparati ad effetto dispercettivo ed allucinatorio, che in certe culture sono modalità previste in occasione di riti religiosi.
La natura dal canto suo ha cercato di mettere a posto le cose, prevedendo ogni giorno un certo numero di ore di sonno. Uno stato alterato ed attenuato di coscienza dove tuttavia, attraverso il sogno, continuiamo a mantenere un legame residuale con la realtà. I meccanismi di difesa psicologici aggiustano seppur a tempo la presa d’atto degli eventi. Hanno una funzione adattiva, consentendoci di bere calci molto amari avvicinandoci gradualmente al mondo reale. Le droghe sono viceversa disadattive perché vorrebbero negarla la realtà. Così come la malattia mentale che colloca la psiche in una dimensione incongrua e fantastica. Tentativi di schivare il vero ricorrendo a rimedi peggiori del male.
Uscir fuori dalla realtà è un artificio utile e persino benefico. Purché lo si faccia a tempo e con strumenti non lesivi. Serve a staccare la spina, a ritemprarci. La visione di un film o la lettura di un libro che ci assorbe e ci proietta in una dimensione diversa dalla consueta, sono modalità pre – dissociative sane. Così la meditazione o lo sport se attraverso essi riusciamo a concentrarci su qualcos’altro, dimenticando per un po’ i reali problemi che non vanno elusi o negati , ma affrontati con capacità mentali ritemprate e utili alla loro soluzione.
A volte c’è chi si allontana dalla realtà in maniera sistematica, perché non l’accetta ovvero non ha mai costruito le capacità processative e di problem solving utili a conviverci dandogli del tu. Una vita a metà, prevalentemente edulcorata da facezie, fatuità e gossip che diventano il focus esistenziale, con un atteggiamento superficiale che porta costoro a non vivere appieno la propria vita, ma ad attraversarla in maniera furtiva, quasi schivandola . Si tratta per lo più di una strategia perdente perché la realtà com’è noto prima o poi il conto ce lo presenta, e spesso con gli interessi.
La nostalgia o il culto delle cose passate sono modalità spesso regressive per non guardare avanti, impauriti da ciò che vi troveremo e perciò rivolti a ciò che è noto , bello o brutto che sia stato, ma mitigato da una memoria selettiva in positivo. Nella vecchiaia questa tendenza è normale, giacché ciò che è stato è più roseo di ciò che inevitabilmente sarà. Se questo volgere continuamente lo sguardo indietro è invece dei più giovani, l’evitamento del presente o del futuro diventa segnale di diversione dall’attualità e dunque di un mal di vivere che andrebbe affrontato
La realtà richiede una capacità conoscitiva e di vaglio dei fatti. Processarla adeguatamente vuol dire avere equilibrio e stabilità, al di là degli eventi che si verificano. Essergli amica non è esattamente alla portata di tutti e se da un lato volgere lo sguardo altrove può essere un modo per declinarla con i propri tempi, il suo rifiuto sistematico si tramuterà in una condizione prima o poi patologica. Farsi amica la realtà vuol dire non temere mai la verità, che talvolta è scomoda, ma sempre sincera ed onesta, senza mai moventi illusori.
bisogno di staccare ogni tanto dalla realtà. Perché questa talvolta è così lampante da risultare dura ed addirittura spietata. Dalla notte dei tempi l’uomo ha cercato scampo dall’esplicito, ricorrendo anche a degli espedienti per modificare la consapevolezza, così da non impattare con la verità . Ubriacarsi è da sempre uno dei modi più utilizzati.