Psiche e ricerche con cavie
PSICHE & SOCIETA’ ROBERTO CAFISO
Si dice che il mondo è bello perché è vario di idee. E tuttavia la varietà dovrebbe sempre commisurare i pro e i contro delle proprie tesi. I sostenitori dei diritti degli animali conducono da anni battaglie apprezzabili contro gli abusi sulle cavie utilizzate in esperimenti scientifici. Essi hanno persuaso gran parte dell’opinione pubblica sulla crudeltà gratuita di certi test. Con pressioni non indifferenti gli attivisti hanno persino indotto alcuni scienziati ad abbandonare il proprio lavoro. Oltre le prese di posizioni emotive tuttavia è utile chiarire alcuni aspetti anche per non accreditare l’assioma ricercatore uguale sadico.
Hanno salvato più vite i topi di laboratorio che i servizi di emergenza urgenza. E oggi una più equilibrata consapevolezza, oltre le rivendicazioni estremistiche, sta riconoscendo i vantaggi dei laboratori con cavie animali. Tutto ciò considerato l’alto costo in termini di sofferenza umana che nasce dalle patologie, ad esempio, del sistema nervoso. I passi avanti, anche piccoli, della ricerca coinvolgono giocoforza gli animali da esperimento. E se ciò sia morale o meno occorre che l’interrogativo venga messo in relazione con la necessità di saperne di più sul cervello per curare alcune delle sue degenerazioni.
La ricerca neuro scientifica è costosa e complessa. Ma l’ignoranza produce costi ancora più elevati. Due grandi rompicapo delle patologie cerebrali sono il morbo di Alzheimer e quello di Parkinson, entrambi caratterizzati da una progressiva degenerazione di specifici neuroni. Solo negli Usa il morbo di Parkinson colpisce circa mezzo milione di abitanti. Diversi milioni in tutto il mondo. L’Alzheimer , uno stato confusionale ove viene meno la capacità di apprendere nuove informazioni e ricordare conoscenze già apprese, si abbatte sul 10% della popolazione sopra i 65 anni sino ad arrivare ad oltre il 50% per gli ottantenni. Una tragedia per pazienti e familiari. Ma non solo: depressione endogena, paralisi cerebrali, epilessia, sclerosi multipla, schizofrenia, paralisi spinali, ictus cerebrale. Come studiare, comprendere, migliorare le terapie senza sperimentazione comparata ?
La conoscenza del funzionamento del sistema nervoso è alla base della comprensione del comportamento e per quanto negli ultimi dieci anni siano state perfezionate tecniche di neuro immagini computer – assistite , che fanno vedere ai ricercatori cosa avviene dentro il cranio e ancora più minuziosamente quali parti del cervello vengono attivate in condizioni differenti, questo non basta. Queste tecniche non invasive sono in grado di sostituire la sperimentazione con tessuti cerebrali dal vivo ? La risposta ad oggi è no perché la chirurgia intracranica e l’analisi tessutale dal punto di vista neuroanatomico, neurofisiologico e neurochimico appaiono indispensabili. E per questo tipo di ricerca non possiamo utilizzare cavie umane. D’altronde non possiamo negare la possibilità ad un nostro simile malato di sperare di migliorare o addirittura di guarire. Tralasciare questa possibilità sulla scorta di considerazioni nobili ma radicalizzate non solo non aiuta la ricerca, ma soprattutto non aiuta chi soffre e chi standogli accanto si dispera. Occorre, questo si, evitare eccessi e sperimentazioni selvagge fuori dalla scienza , non avallata da regole e protocolli espliciti e rigidi.