Psiche e soprannaturale
PSICHE & SOCIETA’ di ROBERTO CAFISO DA LA SICILIA DEL 22.8.16
QUANDO IL SOPRANNATURALE SERVE ( SOLO ) PER LA PUBBLICITA’
L’era moderna è caratterizzata anche da un ripudio della fede e del soprannaturale, fatta eccezione per i fenomeni di ideologismo estremo provenienti da frange religiose diverse dal cattolicesimo. E’ come se ci si vergognasse o si fosse retrò a nominare o invocare Dio e pregarlo. Con mille pretesti e sottolineando le contraddizioni e le colpe del clero, la trascendenza si è trasformata in un esercizio per illusi e persone in qualche modo fuori dal mondo reale.
I concetti di assoluto, di sublime, di totalizzante, sono tuttavia mutuati e da sempre utilizzati dalla pubblicità con lo scopo di fidelizzare gli individui per motivi commerciali e che fa leva su quelli che sembrano esigenze irrinunciabili, ancorché per molti inconsapevoli : i bisogni spirituali, detti anche dell’anima. Un vero e proprio paradosso: ispirare e puntare sull’immateriale per raggiungere scopi unicamente materiali. Negli spot di Dio non si parla mai o se ne fa una parodia rassicurante, alla stregua di Babbo Natale. Eppure trapela ed è guidato il bisogno degli esseri umani di un’entità oltre se stessi, sottoforma di atmosfere che ispirano la gioia e la pace con la promessa di una loro soddisfazione spendendo in qualcosa.
Singolare che si tratti di due condizioni promesse dalla fede e della ricerca di un percorso esistenziale dove sono abrogati eccessi tormentosi basati sullo spasmodico, sulla “dedizione ad un padrone” che rende le persone succubi dello shopping. Qui le concezioni si spaccano in due intenti nettamente diversi, ma resta il far leva in entrambi i casi della necessità delle persone di sperare ed agognare a mete che vanno oltre la corporeità e la fisica.
La pubblicità sapientemente parla di caffè, prodotti cosmetici, crociere, farmaci salvifici, ma fa leva sul’esigenza di soprannaturale senza mai citarla, solo curandone l’atmosfera dello spot, che ricalca itinerari di un credo insopprimibile, al di là di ciò che si dichiara e di ciò che appare. Concetti come paradiso, divino, prodigioso, eterno, etc. sono associati a ciò che deve avere un potere seduttivo. Un allacciamento fraudolento al contatore della spiritualità, per sfruttarne abilmente i chilowatt senza far sentire i fruitori bacchettoni fuori dal mondo. Già, un mondo ove l’intangibile è deriso, salvo a crearne artificialmente il clima utilizzando ad esempio droghe o prodotti performanti per solleticare il bisogno di benessere e persino di immortalità che la fede promette di soddisfare in altro modo e ben oltre la dimensione terrena.
La Chiesa ha nelle sua storia mantenuto un atteggiamento di fondo ortodosso e distaccato sulla sua dottrina, fatta eccezione per gli ultimi due pontefici. Da Papa Giovanni Paolo II a Papa Francesco la spiritualità è diventata concretezza , umanizzazione della fede, con la sollecitazione ad opere concrete oltre la preghiera, non più solo atto simbolico pregno di ascetismo teologico, incomprensibile e dunque rigettato dai più. L’amore, il perdono, la solidarietà, sono diventati best seller dei pronunciamenti dei Papi innovativi, che indicano una geometria commestibile per la gente, dove la liturgia della parola e del gesto coerente devono coincidere. Ciò può determinare un utilizzo più appropriato dell’ultraterreno, evitando il saccheggio di concetti che devono dettare l’etica e non i consumi più o meno compulsivi.