Psiche e stragi
PSICHE & SOCIETA’
di Roberto Cafiso
Prima o poi i nodi vengono sempre al pettine. Ed una grande sacca di disagio sociale , diventata in taluni casi screzio mentale, smette di implodere ed esplode. Categorie umane a margine, fuori dai progetti sociali e dagli impatti economici, che gridano inascoltate il loro supplizio, la paura e la mancanza di una bussola esistenziale che li rende incapaci di dare un peso alla vita, alla loro e a quella altrui, perché quella che conducono non è vita, è una latrina.
Le religioni, i movimenti di massa di cui la storia è piena, l’integralismo, le sette, le confraternite, danno sicurezza a questi fuscelli al vento, li valorizzano perché li promuovono a soldati di qualcosa, a cellule funzionali ad un “grande progetto”. E loro, i diseredati, per lo più senza capire, ma avvertendo finalmente uno sprazzo di considerazione, si sentono valorizzati ed importanti e sono disposti a tutto pur di mantenere finalmente un centro di gravità che non avevano mai avuto nella vita, sconquassati sempre da dubbi, angoscia ed instabilità emotiva.
Andate a guardare nelle loro vite, dall’infanzia in poi …. Macché , non interessa a nessuno. Il mondo è minacciato, questo è terrorismo. Ci vogliono leggi speciali, più controlli, specie alle frontiere, più rigore. Quali analisi sulle cause ! Finiremmo per legittimarli. Sono assassini e basta. Stragisti. Esaltati da isolare ed uccidere se il caso ! In fondo è ciò che pensano gli stessi esecutori dei terribili attentati alle società occidentali. Sentono di essere scarafaggi da pestare e ciò esalta ancora di più il loro livore e dà modo alle regie occulte che ne cavalcano i cervelli di spingerli al peggio. Quando un disturbato intravede la possibilità di diventare eroe, è disposto a tutto, persino a sacrificare la propria vita, che non è mai stata un valore.
Nei progetti delle nostre città il disagio è solo un termine per gli addetti ai lavori. Al massimo per forbiti conferenzieri ed inchieste giornalistiche. Dopo di che ci occupiamo d’altro. Ma è proprio quello il terreno di coltura degli squilibrati con una qualsiasi bandiera a cui ispirarsi. Quelli che si armano e vengono inviati ad imprese che spargano sangue e morte. Pedine inconsapevoli, “free lance” del terrore, arruolati qui ed ora per un ‘azione disperata , realizzata da disperati per mestiere. Come intercettare queste fasce di disagio ? Si dice che la libertà scema a favore della sicurezza quando le collettività sono minacciate. I controlli non possono essere solo di polizia, ma dalla scuola sino ai quartieri dove non esistono interventi sociali preventivi, dove molti delinquono nella minore età con solo una ramanzina della polizia. Luoghi dove nessuno vuol mettere piede. Dove si vuole per lo più scordare.
E il rilascio delle patenti, dei passaporti, dei permessi commerciali ad esempio, da mero atto burocratico, asservito solo a tasse e marche da bollo da pagare, potrebbe essere l’occasione per colloqui di prassi, per identificare chi sta male ( perché chi sta male non può nasconderlo ) , per seguire le tracce di questo malessere, trattarlo, incrociando abitudini, amici, frequentazioni e da qui , se serve, intercettazioni e pedinamenti. C’è una fetta sempre più larga di umanità che non ha trovato spazio nei canoni che abbiamo costruito per definirci sani e normali. Occorre, oggi che siamo minacciati da una pazzia da sempre meno suggestiva e lontana da noi , farsi carico dei disadattati per evitare che il loro malessere cronico si tramuti in esaltazione acuta, delirio e gesto omicida. Le droghe c’entrano. Nell’iter progettuale di una strage troverete sempre una scia di stupefacenti. I fragili non hanno coraggio, hanno risentimento cronico. Il coraggio se lo procurano a buon mercato, come tanti nostri figli che mai diremmo capaci di fare del male a qualcuno. Ma chi spara e si fa esplodere era figlio di qualcuno che mai avrebbe detto la stessa cosa.