Psiche e tecnologia e rifiuti
PSICHE & SOCIETA’ di Roberto Cafiso DA LA SICILIA del 27.2.17
IL RIFIUTO DELLE TECNOLOGIE DIGITALI E L’ESSERE FUORI DAL MONDO GIOVANILE
Ci sono sempre gli irriducibili che orgogliosamente affermano di non voler usare computer, social network , telefonini smart e tutto ciò che ha rivoluzionato il nostro modo di comunicare . Una posizione coraggiosa se si pensa che molti di costoro lavorano in luoghi dove l’impiego del pc è prassi. Come se non bastasse questi strenui difensori delle tradizioni sono anche genitori di figli invece perfettamente integrati nell’utilizzo massiccio della rete.
E’ ovvio che nessuno è costretto a nulla, a patto che il datore di lavoro possa accettare un dipendente disponibile solo a carta e penna e chiamate da numero fisso. Più genericamente questa frangia di resistenti alla tecnologia internet si sono tirati fuori di fatto dagli scambi interpersonali odierni, sostenendo di essere solo per i rapporti viso a viso, quelli non virtuali , contestando coloro che a cena, seduti nello stesso tavolo, chattano ognuno dimentico dell’altro. Sono lì stando altrove, sostengono indignati.
E’ innegabile che gli scambi tra persone senza contatti fisico – sensoriali, quando diventano il principale modo di interagire, evocano elementi patogeni. Tutti conveniamo che gli esseri umani hanno bisogno di guardarsi, stare a distanza ravvicinata, ascoltarsi, toccarsi per stabilire relazioni più o meno significative . O almeno era così. Tuttavia l’analfabetismo tecnologico oggi mette fuori gioco coloro che, pur in età produttiva, si rifiutano di accostarsi alla rete mantenendo una posizione intransigente sul rifiuto di sms, video chiamate e tutto il resto.
Il comunicare virtualmente è una modalità dell’esistenza ed oramai non può essere eliminata. Molte procedure, dalla Medicina alla Giurisprudenza, passando ovviamente per l’Ingegneria e finendo al Commercio ed al tempo libero, richiedono modalità telematiche , linguaggi cifrati o abbreviati, scambi di domande e risposte in tempo reale. Sono stati soppiantati da anni i fax che a loro volta avevano messo in pensione la posta affrancata. Si chiama progresso.
Ciò presuppone che il tirarsi fuori da questa forte influenza tecnologica lasci indietro una frangia di persone che resteranno lontani dalle comunicazioni dei giovani, il loro intendersi, la piega emotiva presente negli sms e nelle chat, i significanti ed i significati dei post lanciati, i bisogni sottesi e le difficoltà presenti nell’esprimersi che non a caso vengono mutuati da cookie, immagini, faccine, eccetera. Questi “gettoni indicativi” sono una forma espressiva diffusa, piaccia o no, che o si coglie o si resta fuori dalla vita di un ragazzo che socializza prevalentemente attraverso questi forum a valenza singola, allargata o di gruppo.
Le folle da display non sono mode per disadattati. Pensare questo oggi equivale al mettersi le mani nei capelli quando in strada spuntarono tra carrozze e calessi le prime automobili. La storia si ripete ed una porzione di popolazione rifiuta l’innovazione, il cambiamento e dunque resta tagliata fuori dalla vita e dai propri simili. Bisognerebbe forse comprendere meglio l’esigenza generale pur senza aderire per trascinamento ad una prassi considerata indigesta. Quanto meno accettare l’acquisizione di rudimenti di questo dirsi con una tastiera.
Oggi ci si innamora anche così. Ci si sposa persino, oltre a muovere l’economia, miliardi di euro ogni giorno, lanciare SOS salvavita , volare, dirsi addio o darsi appuntamento. Rigettare tutto ciò può essere comprensibile, ma non utile. E l’utilità prevale ogni volta che oltre a noi va salvaguardata l’esigenza di terzi, vicini a noi nostro malgrado, forse alcuni anche dipendenti dal web, ma non sempre e non tutti.