Psiche e telematica di oggi

PSICHE & SOCIETA’ da LA SICILIA del 18.6.15

ROBERTO CAFISO

 

LA PREVENZIONE NON PUO’ ESSERE  SOLO SUL WEB

 

Se è vero come dicono alcune ricerche che le tradizionali agenzie formative hanno scarsa presa sul mondo giovanile, è necessario oramai pensare nuovi veicoli di influenza sui comportamenti a  rischio degli adolescenti ? E ciò   per  non  gettare denaro  in  campagne di prevenzione universale  inefficaci,    oppure   occorre credere di più alla prevenzione anche tradizionale ed attuarla in modo serio, competente e costante ?

 

Sembra  del dieci per cento circa  l’influenza  stimata  della famiglia sul ragazzo. Un altro dieci per cento quella della  Scuola ed un ulteriore dieci per cento quella di gruppi ed aggregazioni giovanili tradizionali . Il restante 70 per cento risulta influenzato  dai social network,  You Tube e le altre espressioni della rete. In calo la tv e radio, mentre  i  giornali  sono  sfogliati sporadicamente e  per grossi titoli.

 

Conferenze e lezioni  in classe  pare incidano  poco. Anche se le ricerche   ci rappresentano i macro fenomeni, senza scendere nei particolari . Non vi è dubbio che dopo un’esposizione  anche frontale  su un tema sentito,  molti ragazzi si avvicinano al docente o al relatore esterno  per chiedere, avere  un parere , esporre un problema. Quel  “ momento magico”  spesso cadrà nel nulla, perché a parte scambi di mail e la promessa di  nuovi incontri,  di solito tutto finirà lì  ed il ragazzo scosso da un’intuizione  circa se stesso  richiuderà  i battenti  dei bisogni che avevano fatto capolino per essere   ascoltato.

 

La prevenzione in altri termini non può essere un’occasione  una tantum,  ma un input al quale far seguire  step preordinati  di approfondimento . Ad oggi resta il solo modo per salvare destini segnati.  E questo perché pur in presenza di evidenze incontrovertibili ,  come  lo strapotere  di  internet, questo mezzo  oltre ad informare  in modo  impersonale   non può   ritagliare   spazi dedicati al giovane.  Allievo assetato ,  ma  pessimo maestro di se stesso.

 

L’autoreferenzialità  di certi approcci non può snodare vissuti e problematiche personali che inevitabilmente verranno gettate in un tritatutto virtuale, senza tuttavia limitare il loro incidere anche pesante sulla vita del ragazzo. Le tre ripartizioni al dieci per cento di famiglia, scuola e aggregazioni attestano l’arresa  della comunicazione e della relazioni  che fa breccia, delegando ad una sorta di “sapientino”  telematico un mandato educativo impossibile da assolvere, visto che un essere umano  sviluppa acquisizioni nel tempo e attraverso percorsi personali affettivi più o meno complessi  che qualcuno dovrebbe facilitare e seguire.

 

Prevenire i fenomeni del  malessere o che culmineranno in comportamenti patologici,  è oggi l’ esigenza di una società che programma se stessa.  Internet  è un mezzo  indispensabile , ma non può essere un formatore esaustivo ed  affidabile di coscienze. Primo  perché risponde a logiche di mercato,  secondo perché senza l’interscambio i processi vengono subiti  inconsapevolmente.  Questo  però  un ragazzo non lo avverte, ritenendo viceversa di apprendere autonomamente,  selezionando il sapere che non è certo una lettura univoca  e  confezionata di un argomento. Dietro le  “tesi certe”  si cela la più subdola delle ideologie , che concorre a sistemi mentali rigidi ed impoveriti.

 

Prima si diceva : l’ha detto la televisione. Ora il vangelo è Vikipedia,   quando non sono i social network  o i gruppi chat. Il depauperamento  del confronto  deve spingere gli educatori  più veri  a parlare ed ascoltare  di più  i ragazzi sui loro temi, facendoli  sentire  protagonisti  della loro vita  e fornendo loro  le occasioni di approfondimento all’interno di una relazione. Chi sa essere saprà anche fare.

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