Psiche e terapie della vita
PSICHE & SOCIETA’ ROBERTO CAFISO
Impostiamo la nostra vita con un pacchetto di convinzioni personalizzato. Una sorta di corredo mentale collaudato con il quale proviamo a dipanare questioni, leggere situazioni, superare problemi. Ognuno di noi ha delle regole scritte dentro, punti di orientamento a cui fare riferimento per vivere. Questi punti cardinali possono essere flessibili o rigidi. A seconda della loro maggiore o minore duttilità vivremo più o meno bene, capiremo una mole di dati più cospicua, saremo in grado di cambiare convincimenti e perciò di aggiornarci costantemente. Insomma dal nostro modo di curare le opinioni sta la nostra qualità nell’affrontare la vita.
Non si tratta mai di una questione scontata : il saper leggere in tempo reale quello che ci capita attorno è frutto di mezzi intellettivi, dinamismi cognitivi e adattabilità. La nostra teoria della mente dovrebbe essere al nostro servizio, al contrario invece la nostra esistenza si cristallizzerà in un assembramento di convincimenti che non spiegano nulla, ma che anzi ci confondono e ci piegano ai nostri assunti che in verità fanno acqua da tutte le parti.
Non è difficile ricredersi e provare a cambiare idea su qualcosa o su qualcuno. Basta prendere atto del livello di conflittualità che la processazione di certi fatti eseguita in un certo modo ci comporta. Talvolta le nostre teorie non chiariscono niente, anzi ci complicano la visione delle cose. L’ovvio sarebbe modificare queste teorie. Invece no: ci accontentiamo di soffrire, non capire ed imprecare pur di non mettere mano allo sconvolgimento del nostro assetto, che sarebbe il solo modo per consentirci la di risolvere molti problemi. Pregiudizi, paure, tabù, idee irrazionali, sono le incrostazioni che non ci consentono di pervenire a nuove teorie sulla vita. Anche le ideologie, quelle più ottuse e impermeabili, concorrono a renderci schiavi di noi stessi, senza che alcuno ce lo abbia mai chiesto.
Il genitore che non riesce a discutere col figlio, il partner che non comunica, il dipendente che ha frequenti asperità col capo, l’amico che si avverte discriminato all’interno della sua comitiva e mille altri esempi ancora, sono situazioni nelle quali anziché incaponirci a spiegarci i fatti con un approccio mentale fallace , potremmo cogliere l’occasione per vedere la questione in altra maniera, accogliendo altri punti di vista per vedere se questi funzionano meglio dei nostri. Direste che si tratta di uno sforzo di umiltà ? No, sarebbe essenzialmente un impegno al buon senso, frutto di un’intelligenza minima per orientarsi nel mondo.
Ci sono momenti nella vita dove è indispensabile fare dei bilanci e porsi delle domande. Per capire come si è vissuti, se attorniati dall’amore degli altri o soli, entusiasti o sempre un po’ depressi, ottimisti o diffidenti verso tutto e tutti. Se, in altre parole, le nostre teorie sulla vita ci hanno portato ad un bilancio negativo, fallimentare, a cosa sono servite quelle teorie ? Se le regole che abbiamo seguito da sempre ci hanno condotto a soffrire, quelle regole che utilità hanno avuto nel proteggerci e darci serenità ? Ecco, basterebbe una riflessione onesta e periodica di questo tipo per renderci inclini a modificare le nostre certezze che altro non sono che simulacri di spazzatura assurti a falsi profeti delle nostre condotte. Un oppio blasfemo, narcisista, che parla di noi e non certo del nostro prossimo, che pur standoci accanto non riusciamo mai davvero neppure a sfiorare.