Psiche e tuttologi
PSICHE & SOCIETA’ da LA SICILIA del 30 .1.15
ROBERTO CAFISO
L’ERA DEI TUTTOLOGI : QUELLI CHE STRAPARLANO DI TUTTO
Per sentire di esistere devono presumere. Altrimenti vanno in debito di autostima. Sono quelle persone che argomentano su tutto, leggono velocemente di tutto e perciò si addentrano in discussioni ove ritengono di poter tenere banco dopo una consultazione su internet. Simmetrici agli esperti in materia, non arretrano di un passo a discettare di medicina, fisica, psicologia, ingegneria spaziale, diritto, criminologia , economia e quant’altro. Da tuttologi hanno la pretesa di una pariteticità assoluta col mondo colto, verso il quale sono ambivalenti.
Nell’era dell’informazione immediata, didascalica, quella dei “cinguettii” e dei post per comunicare, la loro idea è di essersi fatta un’opinione solida sulla particella di Dio, sulla personalità di un omicida seriale, sull’islamismo e su migliaia di temi dello scibile umano. E questo sulla scorta di informazioni standard tratte da Wikipedia o dai mass media, sterilizzate il più delle volte dai dettagli che fanno la differenza tra le ipotesi “più accreditate” e la verità sulla sostanza dei fatti.
Non arretrano mai e dotati di una discreta dialettica, frutto di registri linguistici collaudati , anche se per lo più ripetitivi, non si risparmiano a dire la loro, con il piglio di chi non sta esprimendo un’opinione prelevata da un motore di ricerca, ma con la prosopopea di saperla lunga sul tema . Un tempo erano i divoratori di Selezione , oggi la mutazione è avvenuta tramite Google. Nelle conferenze dotte sono presenti coi loro appunti preparati in casa la sera prima. Di norma, nello spazio per all’uditorio non pongono domande al relatore ma sforano sul tempo previsto, sciorinando una loro, personale relazione sul tema. Risulteranno ripetitivi e pedanti, senza accorgersene neppure. Uscendo dalla sala, rifocillati di auto considerazione, culleranno il loro io insaziabile di conferme.
Sappiamo che un palazzo si costruisce dalle fondamenta e che per le conoscenze approfondite ci vuole una base culturale dapprima generica, a seguire specialistica. Per cui non basta sapere cosa sia successo quando ci si sloga una spalla, ma è necessario per non far danno con suggerimenti dozzinali , avere competenze ortopediche, frutto di studi specifici sull’apparato muscolo scheletrico. Vero è che vi sono delle professioni dove il potere decisionale è nelle mani di “non addetti ai lavori” sulla materia di valutazione ( vedi giudici o legislatori ), ma è altrettanto comune che questi decisori si affidano a consulenti esperti per decretare.
Solo i tuttologi autodidatti bypassano i professionisti verso cui nutrono una cordiale antipatia, frutto di una competizione monolaterale originata da sensi di inadeguatezza nati chissà da quando e perché . E non è raro che un paziente per lungo tempo trattato per una patologia o magari un ipocondriaco si ponga in simmetria coi medici, persuaso che il suo iter personale gli abbia spalancato le porte della conoscenza universale. Per costoro una laurea, una specializzazione, dei master , non valgono granché . Conta l’esperienza, ripetono, e la loro in particolare.
Nell’era della tecnologia esasperata e parcellizzata per un fenomeno paradosso autoreferenziale trovano cittadinanza i tuttologi, saprofiti del sapere a buon mercato, infarinati di tanto ma veramente competenti in nulla. Prestigiatori del sapere, imbastiscono, irretiscono, manipolano. Soprattutto congetturano e vendono con fare sacerdotale le loro ricette di vita spacciandole per la vera verità . Cionondimeno hanno proseliti nel gregge dei confusi, nei profughi dell’esistenza, in coloro che, disorientati, cercano ad oltranza centri di gravità stabili . Sono gli assetati di certezze che si accontentano anche di illusioni , purché accreditate dall’enfasi di un imbonitore che come un mago le dispensa saziando per un po’ la loro ansia di vivere.