Psiche ed episodi di decapitazione
Roberto Cafiso da LA SICILIA del 29.8.14
C’è un nesso oltre che temporale tra la decapitazione di James Foley in Iraq e la stesso tipo di morte inflitta all’ucraina 38enne Oxane a Roma qualche giorno dopo, ad opera di un esaltato ucciso poi dalla polizia ? Due fatti tanto diversi sotto molti profili possono essere accumunati ? Se non vivessimo nell’era delle telecomunicazioni che hanno ridotto il globo ad un quartiere virtuale no. Invece probabilmente un nesso c’è. E si chiama emulazione, un fenomeno enfatizzato dai media e involontariamente diffuso da tv, internet e carta stampata. Un fenomeno che influenza moltissima gente. L’imitazione consente ai bambini di crescere guardano a modelli da copiare. Da adulti e sotto spinte esibizionistiche e di autoaffermazione , per coloro che vivono sotto un cielo di squilibrio mentale strutturale o indotto da additivi, l’emulazione può integrare ripetizioni di gesti clamorosi ed efferati. Un copiato di comportamenti nella dimensione che ciascuno può occupare. C’è una ribalta oggi per la follia. Ci sono fan per serial killer e stupratori. Addirittura ci si può fare una fortuna ad ammazzare efferatamente, accettando una decina di anni di carcere.
Stessa dinamica per gli infanticidi o per gli stermini familiari. Seguono bioritmi sociali persino prevedibili. Un effetto domino a tempo. Mai soltanto un caso isolato. A seguire sempre cloni con variabili individuali diverse. Tutti psicopatici ? Troppo facile, si sa. Vuol dire etichettare e starsene tranquilli, supponendo di non essere tra coloro che perdono il senno. Esattamente come quelli che l’hanno perso, poche ore prima di perderlo. In questo quadro umano tanto confuso e controverso taluni invocano il silenzio stampa, teorizzando che la diffusione di notizie e filmati cruenti nei dettagli stappi in taluni, già psichicamente claudicanti, l’agito omicida, sino a quel momento sotto controllo. Come se , in sostanza, alcuni accadimenti ne producessero di analoghi per contaminazione. Non si fa alcun riferimento al presidio del disagio, spesso sottostimato o non raggiungibile per gli scadenti mezzi dei Centri di Salute Mentale in rapporto alla popolazione fragile . Si invoca la limitazione della libertà di stampa. Come dire : meno si sa, meno si imita. Un ragionamento caro ai regimi totalitari, pur prendendo atto che l’informazione, così come il caffè, le sigarette e l’alcol, ha anch’essa le sue vittime, che non produce, né ha voglia di alimentare, se è vero com’è vero che la barbarie ad ogni livello nasce dall’uomo con arbitrio da sempre. Oggi la si conosce e se ne parla. E magari si prendono contromisure, come dopo la tragedia delle Torri Gemelle per la sicurezza dei voli.
Siamo portati a liquidare macro questioni con micro soluzioni, di solito radicali. E’ vero che democrazia e sicurezza si muovono lungo un asse la cui preponderanza di un polo fa diminuire l’altro. Si può limare l’informazione, non la si può più omettere, invocando la sicurezza sociale, che deve contare su ben altri presidi e interventi.