Psiche ed eroi in tempi di pace
PSICHE & SOCIETA’ ROBERTO CAFISO da LA SICILIA del 31.10.14
GLI EROI IN TEMPO DI PACE ( APPARENTE )…
Il coraggio non esclude mai la paura. Sennò si chiama incoscienza e non è mai caratteristica delle persone che affrontano una difficoltà con consapevole determinazione. L’eroe trema ma accetta il prezzo del suo gesto, affrontando la battaglia il cui esito è incerto. Vi sono uomini che affrontano guerre ogni giorno, ed ogni giorno può essere l’ultimo. Lo sanno, eppure non si tirano indietro. Perché quella è la loro scelta. Vi sono altri che convivono con una malattia difficile .Non sanno per quanto tempo, ma sanno di averne comunque . E possono disperarsi o pensare di avere il tempo necessario per fare ciò che devono ancora fare.
La qualità della vita non è solo scandita da condizioni esterne a noi. Dal vivere in un ambiente adeguato, con dei mezzi o dall’avere accanto persone care. E’ l’atteggiamento con cui affrontiamo i dilemmi esistenziali che ci connota come temerari o codardi. Guerrieri o sconfitti piagnucolosi, dimentichi del fatto che l’uomo evolvendosi si è eretto e lo star proni è la postura degli animali. La paura non fa paura a chi è alterato mentalmente , ubriaco o sotto l’effetto di sostanze. Il non sentir nulla non è l’aspirazione dei valorosi, che invece intendono tremare, ma andare oltre l’adrenalina e il cortisolo ed affrontare la vita a viso aperto.
La rinuncia è l’esito di molte persone senza mordente che subiscono la vita. Il procrastinare è un modo per congelarsi lì dove si è. L’attesa di un miracolo o di una soluzione esterna è tipico di chi non si sente in grado di far fronte agli oneri dell’esistenza. Ognuno vive a modo suo : alcuni per vivere pienamente, altri per sopravvivere , al riparo da dalla stessa morale, talvolta ostativa dal darsela a gambe ogni volta che si fiuta un pericolo o che si rischia qualcosa.
Per essere eroi non servono le imprese epiche. E non tutti saranno insigniti di un’onorificenza per il loro eroismo. Per tanti , ancora, essere coerenti e responsabili è un dovere. Non vogliono applausi perché rispondono solo alla propria coscienza. I malati terminali affrontano il loro destino giornalmente, con lo stile col quale hanno vissuto. Non è solo una questione di temperamento, ma di valori personali. Di certezze ma anche di incognite, tuttavia portate avanti con dignità. La dignità è un antidoto alla disperazione ed allo scoramento scomposto e colmo di angoscia.
Il far fronte ad un evento doloroso o tragico per la propria vita, uno di quelli che ne modificherà il corso irrimediabilmente, è roba per eroi. La sopportazione è l’arma di chi ha compreso che la disperazione non allevierà mai nulla, né modificherà alcun evento. Non si può riavvolgere il nastro ed i coraggiosi ripartono sempre da dove si è fermato per qualche istante il loro orologio. Perché il tempo non aspetta nessuno e questo non è né bello, né brutto . E’, e basta. I forti lo sanno e riescono a prenderne atto senza farsi illusioni. Nulla, da quell’attimo che ci ha impietrito, tornerà più come prima. E’ un divenire costante, dimentico del nostro affanno , ma prodigo nel mostrarci altre prospettive, magari prima inimmaginabili.
In tempo di pace, se mai questo è il nostro tempo, non vi sono condottieri su cavalli bianchi o generali a quattro stelle in prima linea mentre infuria la battaglia . E neppure valorosi che offrono il loro petto al plotone di esecuzione, fedeli alla parola data . Per lo più eroi discreti, mai commemorati , che portano avanti il senso della propria esistenza, al di là dei premi terreni o dell’aldilà. Lo fanno perché è giusto per loro e perché non intendono rinunciare ad alcuna espressione di quel decoro che è stato sempre la loro più grande fede . La coerenza ai principi e le convinzioni etiche profonde ispirano prodezze inusitate che rendono l’uomo immenso.