Psiche ed Islam

PSICHE & SOCIETA’ di ROBERTO CAFISO  Da LA SICILIA del 24.12.15

 

Il NARCISISMO DELL’OCCIDENTE E LA RIUNUNCIA ALLA LIBERTA’ DELL’ISLAM

Marwan Dwairy ,  uno psicologo palestinese ,  ha parlato in un manuale di psicoterapia   di mussulmani e di Islam. Il libro è quanto mai attuale, considerato che quel mondo di pensare e di agire ci riguarda oramai  molto direttamente. In tutto il mondo i disturbi psichici sono influenzati dalla cultura di appartenenza, cosicché ogni  disturbo descritto nelle linee guide internazionali avrà una specificità nosografica  in un contesto etnico piuttosto che in un altro. La mente, in altre parole, è frutto di  una dimensione oltreché soggettiva , marcatamente sociale ed è influenzata dalla macroarea razziale  all’interno della quale  si è plasmata.

La mente di un islamico è diversa da quella di un occidentale. Questo a tavolino è chiaro a tutti.  Come ci sono chiare  le differenze individuali, ma  sempre in linea teorica. La nostra cultura che ha basi giudaico – cristiane ha favorito il pensiero della libertà individuale.  Da qui il percorso secolare verso il  soggettivismo , con la deriva  edonistica degli ultimi 30 anni . Il libero arbitrio chiama il causa il singolo che sceglie e si determina con una responsabilità individuale, dalle proprie azioni sino alla propria  vita, incluso lo stesso destino, considerato modificabile  dal protagonismo personale.

Le aspettative, le motivazioni, gli scopi personali influenzano la cultura di base e la indirizzano. Tant’è che i costumi  e le stesse leggi cambiano con l’evolversi dei singoli nel corso del  tempo. E ciò che era scandalo, peccato o reato ieri, oggi può non esserlo più. Nei Paesi islamici tutto questo è incomprensibile, visto che il concetto di cultura trae origine da un’idea religiosa pervasiva di collettività. Qui  le individualità non hanno valore di per sé, ma in quanto corpo compatto di fedeli, che hanno declinato la propria libertà in cambio della potestà divina, che determina le leggi  ed i modi di vivere secondo una netta dicotomia: giusto o sbagliato.

Ogni persona ha valore e dignità in quanto parte di un insieme che ubbidisce alle indicazioni incontrovertibili degli Imam, che sono certe ed immutabili nel tempo. Esse discendono dalle parole del Profeta e dunque i suoi sacerdoti hanno l’enorme potere di determinare il destino dei singoli, degni di valore solo in quanto compatti in un corpo unico.  Ovviamente l’impostazione occidentale e quella islamica presentano ciascuna delle minacce alla stabilità psichica degli individui. La prima è debordata nel tempo in un narcisismo diffuso che rende difficoltoso il rispetto per lo Stato , la solidarietà e l’interesse collettivo.

All’opposto l’Islam radicale fornisce certezze immutabili e acritiche ( secondo la logica aristotelica ). E la promessa  diventa certezza di un percorso di  felicità  che vale la rinuncia   alla libertà. Ciò può essere ulteriormente pompato sino ad un’esaltazione di massa seducente,  che può legittimare lapidazioni, sgozzamenti, atti terroristici, ed altro ancora.  Nel momento in cui la morte diventa la porta del paradiso, essa non è più temuta e l’eroismo si elide col fanatismo e le gesta eroiche possono diventare barbarie legittimate dalla fede, come in fondo capitò anche nella nostra  cultura di provenienza  ai tempi delle Crociate.

Quando il pensiero individuale, critico e riflessivo è al bando  – sostiene Dwairy  -  si rischiano epoche storiche determinate dallo stalinismo o dal nazismo, fenomeni di  fanatismo di massa che ritroviamo oggi in Hamas, Isis e Boko Haram.  La civilizzazione -  ci insegna la Storia -  è negata dai  tritacarne  dove le menti vanno all’ammasso e le idee diverse dall’ideologia dominante vengono  sterilizzate   con  ogni mezzo . Appare  tuttavia istruttivo che  il concetto di libertà senza argini, il soggettivismo sfrenato e  la ricerca di smodati ambiti di soddisfacimento di scopi individuali, stanno producendo anche  conversioni verso il modello islamico più esasperato, per un bisogno di disciplina  mentale e morale,  che evidentemente l’occidente ha  soffocato  per  il cieco culto dell’ economia.  Tuttavia nessuna  fede   può trovare  ristoro in  dottrine che neghino  il pensiero del singolo come potenziale patrimonio dell’intera umanità.

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